Due fratelli sono stati arrestati e posti ai domiciliari dai carabinieri della Compagnia di Paola nell’ambito di un’operazione contro il caporalato.
Le indagini, condotte dai carabinieri di Amantea, hanno consentito di scoprire che i rifugiati, venivano prelevati in prossimità del centro di accoglienza ‘Ninfa Marina‘ di Amantea, in una strada parallela, come ha spiegato Giordano Tognoni, comandante della Compagnia di Paola in conferenza stampa.
Venivano fatti salire su un furgone e portati a lavorare nell’azienda agricola, assieme ad altri stranieri provenienti dalla Romania e dall’India, in condizioni degradanti. Vivevano sotto la stretta e severa sorveglianza dei due fratelli arrestati che, per evitare ribellioni, millantavano conoscenze con le forze dell’ordine.
Da quanto accertato i due facevano lavorare in nero nella loro azienda migranti africani, oltre a romeni e indiani e la paga variava in base al colore della pelle. I “bianchi”, infatti, prendevano 10 euro in più degli altri, 35 euro contro 25 al giorno
Ai due fratelli è stata sequestrata l’azienda e altri beni per un valore di circa due milioni di euro.
Il reato contestato è quello di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro che prevede la confisca dei beni, la reclusione fino a sei anni e la multa da 500 a 1.000 euro per ciascun lavoratore reclutato.
I provvedimenti restrittivi sono stati disposti dal gip del Tribunale di Paola Maria Grazia Elia su richiesta della Procura della Repubblica nell’ambito di un’inchiesta sullo sfruttamento dei rifugiati ospitati nei centri di accoglienza