Gli Stati Uniti e i dazi sul Made in Italy: un conflitto che rischia di danneggiare l’agricoltura e i consumatori
L’introduzione di un dazio al 20% su tutti i prodotti agroalimentari Made in Italy, deciso dall’amministrazione Trump, rischia di avere gravi ripercussioni sull’economia italiana e sul mercato statunitense. Secondo una stima della Coldiretti, l’imposizione di tali tariffe potrebbe determinare un aumento della spesa per i consumatori americani di circa 1,6 miliardi di dollari. Al contempo, questa misura potrebbe generare un calo delle vendite, mettendo a rischio le imprese italiane che esportano verso gli Stati Uniti. Un danno tanto maggiore considerando il settore agroalimentare, che costituisce una parte significativa dell’export italiano, e la crescente competitività dei prodotti che portano il marchio “Made in Italy” sul mercato americano.
Gli Stati Uniti sono infatti una delle principali destinazioni extra-UE per l’export calabrese, con prodotti come olio extra vergine, vino, formaggi e conserve alimentari. Il valore dell’export di queste merci è in continua crescita, passando da 70 milioni di euro nel 2021 a oltre 82 milioni nel 2023. Di questa cifra, oltre 28 milioni di euro provengono proprio dal settore agroalimentare, con un impatto significativo sull’economia locale e sull’occupazione in tutta la filiera produttiva, che include logistica, marketing e distribuzione.
Secondo la Coldiretti, questa imposta aggiuntiva favorirà l’espansione delle imitazioni dei prodotti italiani, il fenomeno del cosiddetto “food italian sounding”, ovvero prodotti che, pur non essendo autentici, sfruttano l’immagine dell’Italia per attrarre i consumatori. Tuttavia, la vera forza dei prodotti italiani rimane la loro tradizione e qualità, elementi unici che non possono essere replicati altrove. Come sottolinea Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria, “Affrontiamo questa situazione con determinazione, come siamo abituati a fare, ma è fondamentale che l’Italia parli insieme all’Europa con una voce unica.”
A questa problematica si aggiungono i danni derivanti dalla deprezzamento delle produzioni agricole. La mancanza di sbocchi sul mercato statunitense potrebbe determinare un eccesso di offerta che non trova collocazione in altri mercati. In tal modo, l’Italia rischia di perdere quote di mercato fondamentali, posizionamenti sugli scaffali conquistati con anni di impegno e qualità, aprendo la porta alla concorrenza di altri Paesi che subiranno un impatto minore dai dazi imposti. Inoltre, i costi di stoccaggio aumentano sensibilmente, soprattutto per i prodotti deperibili, peggiorando ulteriormente la situazione.
Nel 2024, l’export agroalimentare Made in Italy verso gli Stati Uniti ha raggiunto un record storico con un valore di 7,8 miliardi di euro, segnando una crescita del 17% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, le previsioni per il futuro non sono rosee, a meno di un’azione diplomatica efficace che impedisca l’adozione di tariffe dannose per l’industria agroalimentare italiana e per i consumatori statunitensi. La Coldiretti, sia a livello nazionale che regionale, sta intensificando gli sforzi per evitare che questa guerra commerciale danneggi ulteriormente i produttori italiani e i cittadini americani, che sarebbero i primi a pagarne il prezzo più alto.
Secondo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i dazi rappresentano un “errore profondo” che richiede una risposta compatta e determinata da parte dell’Unione Europea. In questa fase delicata, l’Europa deve rimanere unita e adottare un piano di rilancio dei settori produttivi, puntando sulla sburocratizzazione e sull’innovazione. La Coldiretti sottolinea inoltre la necessità di investire in digitalizzazione e agricoltura di precisione per mantenere la competitività, mentre diventa cruciale diversificare i mercati per ridurre la dipendenza dal mercato statunitense.
In sintesi, sebbene le politiche protezionistiche possano apparire vantaggiose nel breve periodo, le conseguenze a lungo termine potrebbero danneggiare gravemente non solo l’industria agroalimentare italiana, ma anche i consumatori americani, che si troverebbero a pagare di più per prodotti di qualità superiore. L’unica via percorribile per scongiurare questo scenario è un’azione diplomatica forte e unita a livello europeo, che possa ridurre l’impatto di queste misure e tutelare gli interessi di tutti.
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