Armonie d’Arte Festival, Padre Ibrahim Faltas: sulla strada di San Francesco verso il dialogo tra cristiani e musulmani

Armonie d'Arte Festival, Padre Ibrahim Faltas: sulla strada di San Francesco verso il dialogo tra cristiani e musulmani

Ripartire da San Francesco e dal suo insegnamento di umanità, umiltà e condivisione per meglio comprendere l’altro e percorrere la strada della convivenza e del dialogo.

Armonie d’Arte Festival non è solo spettacolo colto ed intrattenimento ma vuole anche restituire senso a questa terra dando vita a momenti di parola e riflessione. E’ questo l’intento di “Dietro le Quinte”, cartellone di eventi collaterali affiancato ai grandi nomi della musica e della danza, con cui quest’anno il direttore artistico Chiara Giordano e la Fondazione Armonie d’Arte, hanno deciso di creare alcuni momenti di animazione, indispensabili per la valorizzazione di un sito, di una regione, di una realtà.

Ieri sera, al Parco Scolacium di Roccelletta di Borgia, “Medievalità contemporanee. Permanenze, contrasti, sviluppi: il rapporto tra Cristianità e Islam” ha permesso l’incontro di Padre Ibrahim Faltas, mediatore durante il conflitto tra israeliani e palestinesi, Giuseppe Bonavolontà, corrispondente RAI da Il Cairo, Francesco Brancatella giornalista e autore dell’opera “Francesco e il Sultano” e Armando Vitale, presidente dell’associazione Imes.

«Questo incontro – ha dichiarato Chiara Giordano, direttore artistico del Festival e presidente della Fondazione Armonie d’Arte – vuole  essere un’anticipazione delle tematiche trattate nello spettacolo in scena il prossimo 20 agosto, “Francesco e il Sultano”. Siamo molto emozionati – ha continuato – perché il tema trattato è importante e di forte attualità oltre che delicato. Armonied’Arte, infatti, non vuole essere solo intrattenimento ma intende generare cultura, nonostante questo risulti moto difficile in Calabria. Per questo motivo desideriamo guardare le cose con un’oggettività data dall’esperienza di chi ha vissuto e continua a vivere sul campo».

Padre Ibrahim Faltas è stato uno dei venti monaci che ha resistito all’assedio lungo trentanove giorni della Basilica della Natività a Betlemme nel maggio del 2002 da parte dell’esercito israeliano, cercando e trovando nel dialogo la soluzione del conflitto. Dall’incontro di San Francesco d’Assisi e il Sultano d’Egitto Malik al Kamil, tra la Cristianità e l’Islam, i francescani custodiscono i luoghi sacri alla religione cattolica attraverso una presenza costante in Terra Santa. Un compito lungo ottocento anni e non sempre facile che ha portato alla morte di circa duemila frati.

«Nessuno di noi pensava di uscire vivo dall’assedio, – ha raccontato Padre Faltas – otto persone sono morte e ventisette sono stati i feriti. Mi piace raccontare questa storia e ricordare il supporto dimostrato dal Papa, Giovanni Paolo II, perché è stato fondamentale. Ma nessuno di noi ha pensato di lasciare la Basilica, abbiamo deciso di resistere e difendere il luogo sacro come voluto da San Francesco nel 1342. In quella occasione – ha concluso – il ruolo dei francescani è stato fondamentale per la sopravvivenza dei pochi cristiani rimasti in Medio Oriente, luogo che oggi subisce gli interessi di pochi, legati al petrolio e alle armi, dimenticando gli uomini».

E dunque, la produzione originale racconterà proprio l’incontro tra San Francesco e il Sultano, il racconto del primo gesto di pace nella storia del dialogo tra le due religioni. Un racconto che inizia con la paura umanissima del “folle di Dio”, San Francesco, che decise di attraversare il campo di battaglia per incontrare il Sultano e gettare le basi del dialogo tra cristiani e musulmani.

«Il momento che stiamo vivendo – ha dichiarato il Giornalista Rai Francesco Bracatella – sembra implacabile e senza una risoluzione ma noi sappiamo che un’altra storia è possibile e San Francesco ce ne ha dato la dimostrazione». Un dramma moderno che contrappone il mondo cattolico a quello musulmano; un dramma che genera paura e quindi panico minando le radici della società occidentale e intaccando le sue fondamenta democratiche.

«Da che parte scegliamo di schierarci? – ha chiesto Armando Vitale – Decidiamo di continuare a difendere il mondo così come lo conosciamo oppure capiamo che occorre un’apertura? Così come dice Papa Francesco, occorre guardare agli ultimi, abbattere i muri per costruire ponti perché abbiamo l’obbligo di accogliere l’altro, reggere alle correnti di paura e resistere al rischio della chiusura».

La sostanza del messaggio, dunque, sta tutta nel saio francescano e nel suo principio di umiltà. Il dialogo è l’unica via da perseguire come dimostra «il piccolo miracolo di convivenza del Libano, fatto di religioni e realtà differenti. Perché se pensi di aver capito il Libano – ha dichiarato il cronista Giuseppe Bonavolontà – é perché te lo hanno spiegato male, e per me vale per tutto il Medio Oriente», una terra complessa e martoriata da guerre e conflitti intestini ai quali non possiamo che rispondere con l’accoglienza e l’integrazione. Il messaggio di San Francesco diventa, dunque, più che mai attuale: trovare il dialogo tra popoli che non riescono a comprendersi.

 

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