Dalle commemorazioni ufficiali ai concerti nei borghi, la Calabria ha celebrato il 25 aprile con cortei, eventi culturali e migliaia di persone tra le piazze e la natura
C’è qualcosa di profondamente simbolico nel festeggiare la Liberazione in Calabria, terra che più di altre conserva l’anima resistente dell’Italia: fatta di fatica, orgoglio, bellezza e dignità. Il 25 aprile, qui, non è solo una data sul calendario. È l’occasione per rallentare, riscoprire le radici e lasciarsi sorprendere da una regione che, in primavera, dà il meglio di sé.
L’anima della festa: tra memoria e paesaggio
Le celebrazioni ufficiali, certo, non mancano. A Catanzaro il corteo attraversa il centro con le bandiere dell’ANPI e i canti partigiani che ancora commuovono. A Cosenza, sotto i portici di Piazza Bilotti, si leggono brani della Resistenza. Ma è fuori dai centri urbani che il 25 aprile calabrese si trasforma in esperienza.
Un giorno per respirare: natura e borghi sospesi nel tempo
La primavera regala giornate limpide e tiepide, perfette per una camminata tra i castagneti della Sila Piccola, magari con una guida naturalistica che racconta di piante officinali e storie contadine. Oppure per salire in silenzio verso il Santuario di Polsi, nel cuore dell’Aspromonte, dove ogni sasso ha una leggenda e ogni albero sembra proteggere un segreto.
Chi preferisce i borghi, può perdersi tra le pietre antiche di Gerace, uno dei più belli d’Italia, dove ogni vicolo profuma di pane appena sfornato e gelsomini in fiore. Oppure a Civita, il paese arbëreshë incastonato tra i canyon del Raganello, dove le tradizioni albanesi si mescolano al dialetto calabrese.
Eventi, sapori e racconti di resistenza
A Palmi, il 25 aprile si celebra anche con la musica: il Teatro della Marinella propone un concerto omaggio alla libertà, con sonorità che vanno dal jazz al cantautorato italiano. A Tropea, il tramonto sul Tirreno si accompagna a una rassegna di letture pubbliche in piazza, tra storia e poesia.
E poi ci sono i sapori. Le trattorie e gli agriturismi sono pieni di tavole imbandite, dove la festa prende la forma di un piatto fumante di lagane e ceci, un bicchiere di Cirò rosso, o un dolce alle mandorle fatto come una volta.
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