Festa della Mamma: il filo sottile che ci tiene al mondo
Oggi non è solo una domenica di primavera. Oggi il tempo rallenta, i cuori si allargano e i ricordi tornano a bussare: è la Festa della Mamma, una giornata che – tra fiori, biglietti scritti a mano e telefonate emozionate – racconta molto più dell’amore filiale. Racconta la radice stessa dell’essere umano.
Non importa quanto sia frenetica la vita: ognuno, almeno per un istante, torna figlio o figlia. E lo fa spesso con un gesto semplice – un abbraccio, una foto condivisa sui social, una visita inattesa – che diventa un piccolo atto di poesia in un mondo sempre più rumoroso. È il giorno in cui, simbolicamente, mettiamo in pausa la corsa e ci ricordiamo da dove veniamo.
Le madri non sono solo le donne che ci hanno dato la vita. Sono quelle che ci hanno insegnato a guardare oltre, ad aspettare con pazienza, a ricucire ferite invisibili. Sono madri anche quelle che hanno scelto, che hanno lottato, che hanno cresciuto figli non biologici, che hanno educato con lo sguardo e protetto col silenzio. Sono madri quelle che hanno perso, e hanno avuto il coraggio di continuare ad amare.
Nel 2025, la Festa della Mamma si carica di nuovi significati. In un’epoca in cui si ridefiniscono ruoli e identità, la maternità si fa plurale. Ci sono mamme che lavorano da casa e mamme in prima linea negli ospedali, mamme in pensione e mamme adolescenti, mamme che parlano lingue diverse e mamme che crescono figli in terre lontane dalla propria. E tutte portano sulle spalle la stessa eredità: quella del prendersi cura, spesso senza clamore, con una forza che nessun algoritmo potrà mai calcolare.
In Italia, secondo l’ISTAT, oggi più del 70% delle madri lavora, eppure dedica in media quasi cinque ore al giorno alla cura dei figli. Un doppio carico, troppo spesso invisibile. E allora questa giornata non è solo un momento di affetto, ma anche di riflessione: quanto valore diamo davvero al lavoro di una madre?
Oggi, dunque, non regaliamo solo fiori. Regaliamo ascolto. Tempo. Riconoscenza. Diamo un nome a quel gesto antico del “mettere al mondo” che non finisce mai con il parto, ma continua ogni giorno, finché c’è vita.
Perché una madre non è un ruolo. È un atto continuo. È la prima casa che abbiamo abitato, e l’unica che ci accoglierà sempre, senza condizioni.
E a tutte le mamme, ovunque siano, oggi diciamo: grazie.
Perché senza di voi, il mondo non saprebbe come cominciare ogni mattina.