Vibo Valentia: Bonavota innocente, cade l’accusa di truffa ai danni dello Stato

Tribunale, sentenza
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Assolto Michele Bonavota: “Il fatto non sussiste” secondo il Tribunale di Vibo Valentia

VIBO VALENTIA, 16 MAG 2025 – Nella mattinata del 13 maggio 2025, il Tribunale di Vibo Valentia ha assolto Michele Bonavota dall’accusa di indebita percezione del reddito di cittadinanza. Il giudice monocratico, Claudia Caputo, ha emesso una sentenza chiara: “Il fatto non sussiste.”

L’imputato, difeso dall’avvocato Giosuè Monardo, era stato rinviato a giudizio in seguito a un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza. Le verifiche risalivano al giugno 2020 e rientravano in un più ampio controllo sui beneficiari del reddito di cittadinanza, mirato a individuare eventuali percezioni indebite del sussidio.

Secondo la ricostruzione accusatoria, Bonavota avrebbe omesso di comunicare all’INPS l’esistenza di un’ordinanza cautelare in carcere a suo carico, emessa nell’ambito dell’inchiesta “Rinascita Scott”, che lo vedeva indagato per associazione mafiosa (art. 416 bis c.p.). La normativa che regola il reddito di cittadinanza prevede infatti che, per poter beneficiare del sussidio, il richiedente non debba essere sottoposto a misure cautelari personali né aver riportato condanne definitive per reati gravi nei dieci anni precedenti.

Tuttavia, come dimostrato dalla documentazione presentata dalla difesa e acquisita agli atti del processo, l’ordinanza cautelare a carico di Bonavota fu annullata dal Tribunale della Libertà di Catanzaro il 14 gennaio 2020, ovvero pochi mesi dopo la sua emissione e in ogni caso prima dell’accertamento svolto dalla Guardia di Finanza.

Alla luce di queste evidenze, sia il pubblico ministero che la difesa hanno chiesto l’assoluzione. Il giudice Caputo, accogliendo le conclusioni delle parti, ha ritenuto che non vi fossero elementi sufficienti per sostenere la responsabilità penale dell’imputato.

La vicenda si chiude così con una sentenza di assoluzione piena, sancendo l’innocenza di Bonavota per una vicenda che, alla prova dei fatti, non avrebbe dovuto generare rilievi penali.