Accusato di terrorismo internazionale, il cittadino tunisino fermato a Cosenza avrebbe avuto un ruolo chiave nell’organizzazione dell’ISIS in Italia: secondo le indagini, stava pianificando un attentato
Un’importante operazione contro il terrorismo è stata condotta questa mattina dalla Digos di Catanzaro, in collaborazione con la Digos di Cosenza e la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, culminata con il fermo di un cittadino tunisino residente a Cosenza, accusato di far parte dell’organizzazione terroristica di matrice jihadista ISIS.
L’uomo, che si professava appartenente all’ideologia estremista Salafita-Takfira, era già ricercato nel suo Paese d’origine per attività connesse al terrorismo. Secondo quanto emerso dalle indagini, stava pianificando un attentato in Italia nel prossimo futuro.
Il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Catanzaro nell’ambito del procedimento penale nr. 4237/23. Le indagini, ancora in fase preliminare, hanno svelato l’esistenza di una cellula operativa in grado di compiere atti terroristici, attiva sul territorio italiano e impegnata in attività di proselitismo, indottrinamento e addestramento militare.
L’organizzazione promuoveva una visione estremista del martirio islamico e aspirava a sovvertire gli ordinamenti statali, in particolare quelli dei Paesi a maggioranza musulmana, con l’intento di instaurare regimi teocratici ispirati alla legge divina.
Nel corso dell’attività investigativa – che ha incluso intercettazioni telefoniche e ambientali – è stato documentato il possesso e la diffusione di materiali di propaganda jihadista, tra cui video di attentati, manuali per la fabbricazione di armi ed esplosivi e istruzioni per la comunicazione criptata in rete e il raggiungimento dei teatri di guerra.
Non solo terrorismo: tra le attività del gruppo è emersa anche la gestione del traffico di migranti clandestini dalla Tunisia verso l’Italia. L’organizzazione non solo facilitava il viaggio illegale, ma forniva anche documenti falsi per garantire la permanenza irregolare sul territorio italiano. In un caso, il trasferimento di un altro “fratello” ricercato dalle autorità tunisine non è andato a buon fine per circostanze non meglio precisate.
L’inchiesta, diretta dalla Procura di Catanzaro, resta nella fase delle indagini preliminari, che necessiteranno della verifica processuale in sede di contraddittorio. Tuttavia, le autorità sottolineano la pericolosità del soggetto fermato e della rete che lo supportava.
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