Criaco: «La pericolosità nel ragionamento di Augias»

Il giornalista Corrado Augias (fonte il tempo)

Il noto scrittore e intellettuale calabrese Gioacchino Criaco, autore anche di “Anime nere“, commenta l’intervento di Corrado Augias che ha suscitato non poche polemiche. Augias, infatti, durante una trasmissione televisiva nazionale ha esordito definendo la Calabria una terra “perduta”, incolpando i calabresi della sorte della regione.

Criaco: «A noi serve la guerra»

Scoraggiamento: la pericolosità nel ragionamento di Augias.

È scocciante parlare di Augias, è vero. Ma al di là dei giudizi su di lui, del suo valore intellettuale, resta il fatto che parli dalla tv pubblica, che scriva su giornali di ampia diffusione. Quello che dice non ha nulla di straordinario o nuovo. “Terra perduta”, “irredimibile”, “immutabile”, sono sentenze che si sentono da sempre in Calabria, che pure moltissimi calabresi pronunciano.

Mettete me, che sono di Africo: “riottosi, ribelli e irredimibili”, diceva di noi Stajano in Africo, Einaudi; “bestie che dormono e mangiano con le bestie”, Strati, la Teda; “di quali delitti si è macchiata questa gente per vivere in condizioni così miserabili?”, Zanotti Bianco, Fra la Perduta Gente; “pane di ghiande e vieccia mangiano gli africoti”, Giorgio Amendola, il pane nero di Africo; e Besozzi insieme a Tino Petrelli hanno immortalato la disperazione degli africoti con i ragazzi del 48.

Ho cominciato a preparare la valigia dopo aver letto la sentenza di Stajano: avrei voluto essere riottoso e ribelle, ma irredimibile puzzava di zolfo, un preannuncio d’inferno.

Dopo ci ho messo 35 anni a realizzare che non avrei mai voluto partire, che le capre, il sogno più bello le avevo già. Invece tutti mi hanno insegnato la bruttezza dei caprai. Nessuno mi ha spiegato la loro sfida, il coraggio, l’amore incondizionato per la natura: che capre, lupi e pastori erano i contraenti di una società antica, nobile.

Della Calabria si provvede da qualche secolo a insegnare il brutto, il di meno, a inculcare un disamore rovinoso, matricida.

Le parole di Augias, inconsapevolmente o meno, proseguono in quella lezione tragica che è l’insegnamento della resa, il sotterramento dell’amore. Non va sottovalutata in quanto provenga da lui, va confutata in quanto proveniente da scoraggiatori di professione, spesso assoldati a loro insaputa da chi ha l’interesse che questa visione, geneticamente, si infigga nella genetica calabrese.

Sono risorte Regioni e popoli molto più afflitti dai drammi calabresi, si sono capovolte situazioni ben più tragiche. La Calabria è sul pizzo del burrone, lo sappiamo tutti noi calabresi; molto probabilmente salteremo nell’abisso. Ma sarà perché non abbiamo lottato, non perché al momento sia impossibile lottare.

Stiamo facendo quello che un gruppo di potere vuole: abbandonare il campo e lasciare tutto al nemico. È una lotta che si combatte da più di un secolo: un popolo che ha resistito a terremoti portentosi, maremoti, alluvioni, malattie, dominazioni è caduto davanti a un modernismo frainteso. Capitola sotto le unghie smaltate di un potere locale che si prende tutto, con complice uno Stato centrale ignavo.

Le parole di Augias, non lui, sono pericolose perché continuano a costruire la resa. E a noi serve la guerra, che è vero, è difficilissima da fare: i migliori dei nostri sono già morti in battaglia, noi non saremo combattenti irresistibili, ma eppure il nemico è granché.

Giaocchino Criaco (fonte: festivalleggerescrivere)

Giaocchino Criaco è nato ad Africo (RC) nel 1965 e nel 2008 ha pubblicato “Anime nere”(Rubbettino Editore). Il romanzo ha avuto un grande successo grazie al racconto di una visione socio-culturale della Calabria. Il libro è un noir di matrice calabrese dal quale è stato tratto anche un film.

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