Quando la morte di migranti diventa la festa di infelici

Ansa riportante la notizia dei migranti
Ansa riportante la notizia “Migranti: "Prende fuoco un barcone, 3 morti e un disperso”.

Il titolo Ansa era chiaro. Crotone, “Migranti: prende fuoco un barcone, 3 morti e un disperso”. Se togliessimo la parola magica “migranti” probabilmente la notizia avrebbe avuto un’eco di solidarietà e tristezza. Ma poiché a morire sono state persone che non sono né italiane né ricche e famose ma invece cosiddetti “clandestini” ecco che l’ilarità corre in rete velocissima e feroce, come sempre.

Sì, avete letto bene. Alla notizia pubblicata dal’Ansa verso le 13 del 30 agosto 2020, oltre duecento persone sono state contente della morte di tre esseri umani bruciati nel rogo di un’imbarcazione. Il dato è inquietante anche perché i commenti felici appaiono anche in altre pagine che hanno pubblicato la notizia. Sarebbe interessante capire dove veramente questa società vorrebbe andare.

Se veramente si credeva alla favola “Andrà tutto bene” oggi è la resa dei conti. No, non andava bene prima e adesso è anche peggio.

Se dovessimo svegliarci una mattina e scoprire che tutti sono della stessa razza, credo e colore, troveremmo qualche altra causa di pregiudizio entro mezzogiorno.

La pagina Facebook dell‘Ansa ha pubblicato la notizia del barcone incendiato a largo di Crotone. Le reazioni sono state differenti, ma quelle che fanno più orrore e ribrezzo riguardano le centinaia di “faccine sorridenti” a commento dell’informazione della morte di alcuni migranti che alloggiavano sul natante. Visti i tempi non sorprende ovviamente, ma è la fotografia reale di ciò che è il problema molto serio dell’hate speech che pervade internet. Se fosse solo una caratteristica della rete non sarebbe un grosso problema, ma purtroppo è ben presente nella vita vera, quotidiana, e di quello dobbiamo farcene carico tutti. Nessuno escluso!

I social media sono ormai corsia preferenziale di incitamento all’intolleranza e al disprezzo nei confronti di gruppi minoritari o socialmente più deboli — ha sottolineato Silvia Brena cofondatrice di Vox —. Inoltre, anche la narrativa e il linguaggio della politica hanno un impatto sulla diffusione e “viralizzazione” dei discorsi d’odio”.

Nel 2019, la quarta edizione della “Mappa dell’intolleranza” rileva che a essere colpite sono le categorie dei musulmani, degli ebrei e dei migranti. Il progetto ideato da Vox-Osservatorio italiano ha analizzato i tweet di soli tre mesi attestando che l’odio nei confronti dei migranti è salito del 15.1% rispetto al 2018 e sul totale dei cinguettii che hanno come oggetto i migranti quelli di odio sono il 66,7 per cento. La scelta di raccogliere i dati durante i mesi di campagna elettorale per le elezioni europee non è stata casuale. Infatti, ha messo in rilievo un forte legame tra il linguaggio dei politici e l’aumento dei messaggi razzisti e xenofobi.

Nel primo pomeriggio è arrivata la notizia del barcone di migranti a largo di Le Castella, vicino Crotone. Un barcone con sopra vite umane spezzate da un incendio avvenuto per cause ancora da accertare. La tragedia si è consumata sotto gli occhi dei turisti e di chi avrebbe voluto passare delle ore tranquille in una località balneare stupenda, un’area marina protetta che è anche la più estesa in Italia.

Il borgo di Le Castella è famoso principalmente per la fortezza e per le sue coste, ma anche per le scogliere con resti archeologici greco-romani. La storia di questa piccola gemma del mar Ionio è fortemente legata alle migrazioni di popoli. Per alcuni sarebbe addirittura l’isola di Calypso descritta da Omero nella sua Odissea. Vista la sua posizione strategica, è stata punto di invasioni, ma anche di accoglienza e di supporto ai naviganti.

Oggi Crotone invece è stata teatro di una tragedia umana.

L’artista catanzarese Antonio Pascuzzo si trovava a Le Castella nel momento dell’incendio dell’imbarcazione ed è stato testimone involontario di ciò che avveniva nelle acque antistanti. Queste le sue parole, cariche di empatia e di sensibilità che lo contraddistinguono da sempre.

La spiaggia ha un’atmosfera surreale. Si è passati dagli ombrelloni a un’attesa macabra. Ci sono ancora due corpi che stanno galleggiando. Il mare sta restituendo tutti i pezzi del gommone. Sono circondato da pezzi carbonizzati che danzano tra le onde. Una scena agghiacciante. Spettatori mentre moriamo.”

Bisognerebbe sempre ricordarsi che siamo gli stranieri per qualcuno. Purtroppo, invece non viviamo di memoria e disconosciamo lo stesso cielo.

I video di Antonio Pascuzzo sulle sue pagine Facebook e Instagram

Riportiamo il video pubblicato da Antonio Pascuzzo sulla sua pagina Facebook che testimonia la tragedia avvenuta vicino la costa di Le Castella e il video pubblicato su Instagram, sulla spiaggia di Praialonga, dove si vedono i resti dell’imbarcazione galleggiare in acqua.

Vite alla deriva nel mare di Crotone

L’ultimo sole, il fuocammare, il morto a galla: niente saluto al sole e stronzate da spari sopra, inermi pietrificati, assistiamo all’ascesa di una densa colonna di fumo nero che sbuca dal mare; a qualche miglio da noi, gente bagnata dalla stessa acqua salta in aria su un gommone. Un mezzo di trasporto che aveva dato tutto se stesso per portarli all’inferno dal quale fuggivano alla speranza, comunque. Un boato, il primo, un secondo, le ipotesi più disparate passano tra le bocche distanziate dei bagnanti; pian piano, le notizie aggiungono tasselli della storia a quello che l’occhio nudo non riconosce a miglia di distanza dalla spiaggia (che poi così lontani perché?).
Li stavano scortando a Crotone da Sellia (40kilometri) dove erano approdati, dove pare fossero stati anche tamponati. Cercavano quello che cercano tutti i naufraghi TERRA!

Ma non ve la diamo subito, no! Nessun autobus che con 30 euro di gasolio li porti in uno di queste carceri per innocenti che abbiamo allestito da questa parte del mare.

Gli abbiamo dato il solito sportello in più delle nostre procedure disumane, dispendiose, insensate. Una scorta in mare che portasse la loro imbarcazione fatiscente, dove prescrivono i nostri regolamenti.
Navi e marinai (eroi che per assecondare queste procedure ci rimettono anche fisicamente ferendosi) di scorta.
Poi la fatalità il destino che unisce la beffa e la morte alla tortura.
Adesso il mare ci restituisce i frammenti dei tubolari carbonizzati, qualche scarpa, e altri brandelli di una tragedia, presente nell’aria come l’odore della gomma bruciata.

Nessuno ha voglia di fare il bagno in questo mare meraviglioso! Sporchiamo tutto quello che tocchiamo, siamo colpevoli, coinvolti, perché chi governa le scelte che accompagnano queste morti sono cialtroni come noi, noi li scegliamo, sono meglio di noi;
perché non facciamo niente salvo qualche post sui social; siamo il popolo tedesco durante il nazismo, gli egiziani di Giulio Regeni eternamente girati dall’altra parte mentre la nostra umanità si adagia esausta nell’abisso, finché un Tribunale non dirà un giorno che abbiamo commesso crimini contro l’umanità.”

Verrebbe da fare molte considerazioni: la prima è che nei viaggi di sola andata non si può morire di speranza.

Leggi articolo di Annamaria Gnisci: Hater: è reato. Cosa subisce la vittima di odio online?