Cutro, nonna Nicoletta offre la tomba di famiglia per i bimbi vittime del naufragio

Una foto diventata simbolo della strage (fonte: Lacnews)

Se le polemiche sui migranti non si fermano, la strage dei migranti a Cutro fa emergere anche il lato buono degli italiani e, nel caso specifico, dei calabresi.

Si chiama Nicoletta Parisi, ha 80 anni e vive a Botricello, in provincia di Catanzaro. La signora Nicoletta mostra il lato empatico della triste vicenda accaduta sulle coste poco distanti casa sua offrendo la tomba di famiglia per donare sepoltura ai bimbi morti in mare.

Un gesto che non è passato inosservato e che ha commosso la comunità, facendo balzare in aria parole vuote e aride del politichese e lasciando emergere l’umanità nella sua bellezza.

Non è la prima volta che i calabresi dimostrano sensibilità attraverso accoglienza e aiuto. Le triste vicende legate agli sbarchi hanno sempre raccontato della gente che soccorre altra gente più sfortunata.

Tante volte i calabresi si sono precipitati sulla spieggia per aiutare e soccorrere i migranti. Uomini, donne e bambini sbarcati dopo viaggi disumani e votati alla morte in mare pur di sfuggire ad altra sorte.

Cosa posso fare io per queste piccole creature morte in mare senza aver potuto capire il gesto delle loro madri che era quello di portarli via da una civiltà crudele?

Una semplice riflessione quella della signora Nicoletta, ma che scava nel profondo della coscienza umana, lontana da logiche di partito e di politica. Una Calabria lontana da Roma e dai palazzi. La solidarietà ha un nome e un volto.

Ed ecco che il dolore si trasforma in azione concreta regalando dignità a povere anime che neanche hanno capito il senso della loro morte. Piccole bare bianche che contengono piccoli corpi senza vita e che non cresceranno mai. Un gesto che parla più di mille lingue diverse per dare una degna sepoltura a bambini innocenti

La piccola bara della neonata morta a Cutro (Fonte Carlo Orecchioni Facebook)

La strage di Cutro: qualche volta la Storia insegna

La signora Nicoletta racconta al Corriere della Sera: “In me sono scattati vecchi ricordi datati di cinquant’anni, quando nella guerra in Russia ho perduto mio zio che ha combattuto per la libertà. Non abbiamo mai più recuperato il suo corpo per dargli una degna sepoltura. Io voglio che a questi bambini sia data questa possibilità. Noi fondamentalmente su questa terra siamo tutti profughi e tutti abbiamo necessità di avere la Misericordia divina”.

La solidarietà e la bontà d’animo nella sua genuinità e semplicità si esprime attraverso le parole della donna calabrese: “Della mia decisione non ho informato neanche il parroco del paese, solo il sindaco, Saverio Puccio, perché ho pensato che questo fosse un aspetto umano, certamente, ma ho ritenuto che fosse più una pratica amministrativa nel senso che c’era la necessità di dare subito un posto per far “riposare” in pace queste creature”.

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