L’infiltrazione mafiosa nell’economia emiliana: il ruolo delle cosche calabresi
La ‘ndrangheta, storicamente radicata in Calabria, ha esteso la sua influenza in diverse regioni italiane, tra cui l’Emilia-Romagna, stabilendo connessioni significative tra la provincia di Crotone e quella di Reggio Emilia. Questa espansione è avvenuta attraverso l’insediamento di locali e ‘ndrine, spesso dipendenti da quelle originarie del crotonese.
Secondo l’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università (CROSS) di Milano, nel settembre 2018 è stato presentato un rapporto guidato da Nando dalla Chiesa che descrive le operazioni di insediamento dei Grande Aracri a Brescello e l’espansione nella provincia di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza per l’Emilia-Romagna e di Mantova e Cremona per la Lombardia. Questa espansione è stata definita come “omeopatica”, ovvero a lungo termine e non in maniera aggressiva.
La struttura delle cosche in Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna, la ‘ndrangheta è strutturata in locali e ‘ndrine, in particolare dipendenti da locali della provincia di Crotone. Durante un’udienza del processo Aemilia il 28 novembre 2017, il collaboratore di giustizia Antonio Valerio ha presentato quella che sarebbe la struttura della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, descrivendola con sette cerchi su un livello e sette cerchi su un altro, ognuno rappresentante un centro di potere in relazione con i limitrofi, senza che nessuno prevalga sugli altri.
Tra le principali ‘ndrine coinvolte nei collegamenti tra la provincia di Crotone e Reggio Emilia spiccano i Grande Aracri di Cutro. Questa cosca ha stabilito una presenza significativa in Emilia-Romagna, in particolare a Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza. Le attività illecite comprendono estorsione, usura e riciclaggio, infiltrandosi nel tessuto economico locale.
Un’altra ‘ndrina rilevante è quella dei Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Questa cosca ha esteso la sua influenza in Emilia-Romagna, con una presenza significativa a Reggio Emilia. Le attività criminali dei Nicoscia includono estorsioni, traffico di droga e infiltrazioni nel settore economico locale.
Operazioni e arresti significativi
Numerose operazioni delle forze dell’ordine hanno evidenziato la presenza e l’operatività della ‘ndrangheta tra la Calabria e l’Emilia-Romagna. Ad esempio, il 13 febbraio 2017 si è conclusa l’operazione Valpolicella della DIA di Padova, che ha portato all’arresto di tre persone e all’indagine di altre 36, accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, frode fiscale e rapina, alcune riconducibili ai Grande Aracri e Dragone del crotonese.
Inoltre, il 25 giugno 2019 si è conclusa l’operazione Grimilde, che ha portato a 16 ordinanze di custodia cautelare, tra cui Francesco Grande Aracri e i figli Salvatore e Paolo, accusati a vario titolo di estorsione, usura e riciclaggio, evidenziando ulteriormente i legami tra le cosche calabresi e l’Emilia-Romagna.
I collegamenti tra la ‘ndrangheta calabrese, in particolare le cosche della provincia di Crotone, e l’Emilia-Romagna, con un focus sulla provincia di Reggio Emilia, sono il risultato di una strategia di espansione che ha permesso alle organizzazioni criminali di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale locale. Le operazioni delle forze dell’ordine hanno portato alla luce queste connessioni, evidenziando la necessità di una continua vigilanza e di interventi mirati per contrastare l’infiltrazione mafiosa nel territorio emiliano.
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