Inchiesta Reset: il boss Francesco Patitucci, Luigi e Marco Abruzzese al 41 bis

Francesco Patitucci
Francesco Patitucci

Francesco Patitucci è stato sottoposto al regime carcerario del 41 bis. Questo provvedimento è stato emanato dal Ministero di Grazia e Giustizia e ha comportato il suo trasferimento in una struttura penitenziaria ad alta sicurezza. Il presunto super boss della ‘ndrangheta cosentina, dovrà affrontare un carcere duro, nel quale sono previste rigide misure di isolamento.

Patitucci, uno dei principali indagati nell’ampia indagine denominata “Reset”, coordinata dalla Dda di Catanzaro, è stato riconosciuto come il “leader autorevole e indiscusso” delle cosche confederate di Cosenza e Rende. La sua condanna all’ergastolo per il duplice omicidio di Francesco Lenti e Marcello Gigliotti, avvenuto nel febbraio 1986 a Rende, ha contribuito a cementare la sua posizione di rilievo nel mondo criminale.

Il regime 41 bis, al quale Francesco Patitucci è stato sottoposto, impone restrizioni significative sulla sua vita carceraria. In queste strutture penitenziarie speciali, il detenuto viene confinato in una cella di isolamento individuale e gli viene concesso solo un’ora di attività fisica all’aperto al giorno. Inoltre, le sue interazioni con l’esterno, incluso il contatto con i familiari, saranno fortemente limitate.

41 bis anche il presunto capo del clan degli “zingari” Luigi Abruzzese e Marco Abruzzese

Il presunto capo del clan degli “zingari”, Luigi Abruzzese, conosciuto anche come “Pikachu”, è stato sottoposto al regime carcerario del 41 bis. Questa decisione è stata presa dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha firmato il provvedimento anche per Marco Abruzzese, ritenuto coinvolto nel presunto clan degli “zingari” di Cosenza.

La scelta di applicare il regime 41 bis a Luigi Abruzzese è di grande importanza e testimonia l’impegno della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Catanzaro nel contrastare qualsiasi forma di comunicazione tra i presunti criminali e il mondo esterno. Ora sono tre gli imputati nell’inchiesta “Reset” che sono sottoposti al duro regime carcerario.

La prossima udienza preliminare è prevista per venerdì 23 giugno, rappresentando un momento cruciale nel procedimento legale. Durante questa seduta, si avrà l’opportunità di valutare le prove presentate e di prendere decisioni fondamentali per il proseguimento del processo.

Il regime 41 bis indebolisce la ‘ndrangheta

La decisione del Ministero di Grazia e Giustizia dimostra l’impegno delle autorità italiane nel contrastare la ‘ndrangheta e punire coloro che sono coinvolti in attività criminali di alto livello.

Questa misura restrittiva mira a indebolire la capacità di comando e controllo dei boss mafiosi, limitando le loro attività illecite anche dietro le sbarre.

La mossa nell’ambito dell’inchiesta “Reset” invia un messaggio chiaro a tutti coloro che si dedicano al crimine organizzato: non ci sarà tregua nella lotta contro la mafia. Le forze dell’ordine e i magistrati continueranno a perseguire i responsabili delle attività illegali e ad adottare misure rigorose per assicurarli alla giustizia.

Il regime carcerario rigido ha lo scopo di garantire la sicurezza della società e di evitare che i detenuti possano continuare a coordinare attività criminali dal carcere. Le misure di isolamento e le limitazioni dei contatti esterni sono necessarie per scongiurare qualsiasi possibilità di intimidazione o influenza indebita sulle persone esterne alla prigione.

La speranza è che il 41 bis mossa possa contribuire a indebolire ulteriormente la ‘ndrangheta tra Cosenza e Rende, fornendo un’opportunità per la giustizia, la ripresa e la ricostruzione di comunità libere da influenze criminali.

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