Francia: la Cassazione nega l’estradizione di dieci ex-Brigatisti Rossi

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Corte di cassazione francese, Francia dice no estradizione terroristi

L’EDITORIALE – Il processo di estradizione di nove ex militanti di organizzazioni terroristiche degli anni di piombo italiani ha fatto molto rumore negli ultimi mesi. Tra questi nove ex-militanti si trovano fondatori di Lotta Continua e membri delle Brigate Rosse, Autonomia Operaia, Proletari armati per il comunismo (Pac) e dei ‘Nuclei armati contropotere territoriale’.

Uno dei nomi più noti tra questi è Giorgio Pietrostefani, ottantenne e malato, fondatore di Lotta Continua e condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. La sua estradizione è stata richiesta dal governo italiano, ma il tribunale britannico ha deciso di non concederla per motivi di salute.

Tra gli altri ex-militanti delle Brigate Rosse, ci sono Giovanni Alimonti, che deve ancora scontare 11 anni per banda armata e associazione terroristica, e Roberta Cappelli, condannata all’ergastolo per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato e attentato all’incolumità.

Marina Petrella, ex membro delle Brigate Rosse, deve scontare l’ergastolo per omicidio, mentre Sergio Tornaghi è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Renato Briano, direttore generale dell’Ercole Marelli.

Maurizio Di Marzio, ex membro delle Brigate Rosse, deve scontare 5 anni per tentato sequestro dell’ex dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone. Enzo Calvitti, invece, deve scontare 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo e ricettazione di armi.

Raffaele Ventura, ex militante di Autonomia Operaia, è stato condannato a 20 anni per concorso morale nell’omicidio a Milano del vicebrigadiere Antonio Custra. Luigi Bergamin, ex militante dei Proletari armati per il comunismo (Pac), deve scontare una condanna a 25 anni per associazione sovversiva, banda armata e concorso in omicidio.

Infine, Narciso Manenti, ex membro dei ‘Nuclei armati contropotere territoriale’, ha una condanna all’ergastolo per l’omicidio aggravato dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, assassinato a Bergamo il 13 marzo 1979.

L’Italia ha richiesto l’estradizione di tutti e nove gli ex militari, ma non tutti sono stati concessi. In ogni caso, la vicenda ha suscitato un acceso dibattito sull’eredità degli anni di piombo in Italia e sulla giustizia transnazionale.

Precedente no all’estradizione

La decisione della Corte di Cassazione francese di respingere il ricorso presentato dall’esecutivo italiano era attesa, dopo che il tribunale francese aveva già negato l’estradizione il 29 giugno 2022. La presidente della Chambre de l’Instruction aveva motivato la decisione con il rispetto dei diritti garantiti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in particolare l’articolo 6 sul diritto a un processo equo e l’articolo 8 sulla vita privata e familiare.

Nonostante ciò, il presidente francese Emmanuel Macron aveva dichiarato che le persone coinvolte in reati di sangue meritavano di essere giudicate in Italia, mentre il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi aveva presentato un ricorso alla Corte di Cassazione per appurare se gli imputati avrebbero dovuto aveva diritto a un nuovo processo in Italia.

La Corte di Cassazione francese ha deciso di non accogliere il ricorso presentato dal procuratore generale della Corte d’appello di Parigi. La decisione ha confermato la sentenza di giugno 2022, negando l’estradizione degli ex terroristi italiani.

Perché i terroristi si trovavano in Francia

Il motivo per cui molti esponenti della lotta armata italiana si sono rifugiati in Francia dopo gli “anni di piombo” è da ricercarsi nella politica di non estradizione adottata dal governo francese. Nel 1985, il presidente socialista Francois Mitterrand stabilì la cosiddetta “dottrina Mitterrand”, secondo cui i condannati per atti “di natura violenta, ma di ispirazione politica” che sarebbero stati abbandonati al terrorismo e alla lotta armata non sarebbero stati estradati.

Nonostante le numerose richieste italiane, questa politica è stata mantenuta per anni.

Mitterrand giustificò questa decisione affermando che gli ex terroristi avevano rotto i legami con le loro precedenti attività criminali e si erano integrati nella società francese. Questa politica ha causato tensioni tra Francia e Italia per decenni, ma Mitterrand ha continuato a sostenere che l’utilizzo dei collaboratori di giustizia previsto dalla legge italiana non era in linea con gli standard europei di garanzia giuridica. Nonostante la mancanza di una legge ufficiale, la “dottrina Mitterrand” ha permesso a molti esponenti della lotta armata italiana di vivere in esilio in Francia senza il rischio di essere estradati.

La decisione ha sollevato molte critiche in Italia

La questione dell’estradizione degli ex terroristi italiani rifugiatisi in Francia dopo gli “anni di piombo” è stata una fonte di tensione tra i due Paesi per decenni. La decisione ha sollevato molte critiche in Italia, soprattutto tra i familiari delle vittime delle organizzazioni terroristiche.

D’altro canto, la Francia ha sempre sostenuto che la sua posizione si basava sulla difesa dei diritti umani e sul rispetto della giustizia, come sancito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Inoltre, la “dottrina Mitterrand” ha rappresentato una scelta politica ben precisa, finalizzata a favorire il reinserimento degli ex terroristi nella società francese.

In ogni caso, è importante sottolineare che le decisioni giudiziarie sono sempre basate su un’analisi dettagliata delle prove e delle leggi in vigore. Se la Francia ha deciso di negare l’estradizione degli ex terroristi italiani, lo ha fatto sulla base di considerazioni giuridiche e di valutazioni politiche specifiche.

In generale, gli Stati devono bilanciare il rispetto dei diritti umani e delle leggi internazionali con la necessità di garantire la sicurezza e la giustizia per le vittime di crimini gravi. La decisione della Francia può essere vista come una scelta complessa e controversa, ma che riflette il delicato equilibrio tra questi obiettivi spesso in conflitto.