I Quartieri: Class action in Calabria a difesa dell’alzheimer e delle famiglie

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Finalmente anche in Calabria una sentenza che non lascia soli i malati e loro famiglie ad affrontare la malattia”. E’ questa la soddisfazione espressa dall’Avv. Antonello Fabiano, responsabile Trasparenza e Legalità dell’associazione I QUARTIERI per la sentenza emessa dal Giudice di Pace di Catanzaro (dott.ssa R. Zappia) riguardante gli ammalati di Alzheimer.

E’ giusto precisare – sottolinea l’Avv. Fabiano – che nel caso specifico è solo per una questione di competenza relative al valore della vertenza che si è espresso l’Ufficio del Giudice di Pace ma, naturalmente, la questione è la medesima che, in altre sedi, è stata oggetto di sentenze dei Tribunali del medesimo tenore.

Uniformandosi, dunque, agli arresti giurisprudenziali univoci della Corte di Cassazione, il Giudice di Pace ha sancito la nullità, per difetto di causa, di contratti che prevedevano il versamento di retta a carico dei pazienti e/o dei loro familiari. Le prestazioni sanitarie “pure” od “inscindibili” da quelle socio assistenziali, infatti devono ricadere interamente sul Servizio Sanitario Regionale. Sul punto – precisa l’Avv. Fabiano – “dopo che, con sentenza n. 4558 del 22 marzo 2012, la Corte di Cassazione ha stabilito che i malati di Alzheimer ed i loro parenti non devono versare alcuna retta alle Rsa o alle Case di cura convenzionate e dopo che il medesimo principio è stato ribadito da un ulteriore sentenza della Suprema Corte del 2018, è chiaro ed inequivocabile che nella patologia di Alzheimer, come per altre disabilità gravi di demenza, le prestazioni devono essere totalmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale, ciò indipendentemente dal reddito imponibile del soggetto richiedente”.

Nonostante tutto ciò – continua l’Avv. Fabiano – le leggi regionali ed i regolamenti comunali continuano a prevedere la compartecipazione dei malati per la quota alberghiera. Questo non può essere. Al di là delle battaglie nelle sedi giudiziali, è chiaro che le Istituzioni, a partire dalle Regioni, devono essere incalzate al fine di uniformarsi a quanto statuito dalla Suprema Corte sulla base della applicazione della legge nazionale. Se pur si comprende che gli Enti Locali devono fare i conti con risorse sempre più scarse, ci si deve chiedere perché, di anno in anno, si è vista crescere la spesa per le cosiddette “spese a funzioni”. Come mai i decreti sui tetti di spesa per la sanità privata hanno stanziato ben 258 milioni solo per il 2019 ma, in considerazione dei dati forniti dal Ministero della Salute, la regione Calabria non riesce a garantire un livello accettabile dei servizi sanitari rimanendo fanalino di coda in Italia.

E’ necessario che chi si candida a governare la regione Calabria dia risposte adeguate ai malati ed alle loro famiglie – aggiunge Alfredo Serrao, presidente dell’associazione – la sentenza che l’avvocato Antonello Fabiano ha portato attraverso l’associazione I QUARTIERI all’attenzione di tutti è solo un piccolissimo passo. Ma, il tutto non basta!

Bisogna ripartire dal diritto alla dignità ed alla tutela della salute. Si riparta considerando, anche, il diritto del cittadino a non pagare alcuna retta per il malato di Alzheimer – continua Serrao – ed è per questo che attraverso il nostro Avv. Fabiano, insieme ad altri soggetti riconosciuti, cominceremo come associazione I QUARTIERI a costruire una class action che chieda la restituzione delle rette impropriamente richieste ed incassate dalle Rsa della regione Calabria. Anche perché la “promessa di pagamento” sottoscritta dai familiari al momento del ricovero del congiunto malato di Alzheimer, è da ritenersi “nulla” perché illegittima la cui retroattività è di dieci anni. Devono cadere – conclude Serrao – tutti quei muri di gomma che sembrano esistere fra Istituzioni e cittadini. Come devono uscire allo scoperto tutte commistioni che alterano in negativo i rapporti di trasparenza e di chiarezza che governano la sanità calabrese e cittadina, dove alcuni (im)prenditori entrano negli uffici dell’Asp “senza bussare”, quei sistemi consolidati che hanno determinato un costo di funzione fra i più alti in Italia, ricevendo di converso una qualità non accettabile e votata ad un minimalismo imposto e caratterizzante di certa classe sanitaria e politica, sempre al netto di una certa criminalità dal camice bianco.