Inquinamento ambientale in Calabria: 18 arresti e 34 depuratori coinvolti

Società gestori accusate di traffico illecito di rifiuti e inquinamento ambientale , cinque responsabili comunali indagati per frode nelle forniture pubbliche, e sequestro di sei società per un valore di 10 milioni di euro

CATANZARO, 4 MAR 2024 – Sono 18 le persone coinvolte nella recente operazione denominata “Scirocco”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Catanzaro. Quattro individui sono stati posti in carcere, 13 sono agli arresti domiciliari, e uno è soggetto a un obbligo di dimora. L’inchiesta riguarda 34 depuratori sparsi in tutta la regione calabrese, con ipotesi di reato che includono inquinamento ambientale, frode in pubblica fornitura e traffico illecito di rifiuti, portando al sequestro di sei società del valore di 10 milioni di euro.

Gli arresti riguardano i titolari delle società responsabili della gestione dei depuratori, accusati di aver vinto gare d’appalto con ribassi eccessivi, fino al 54%, che avrebbero impedito l’effettiva erogazione del servizio. L’omessa manutenzione degli impianti avrebbe causato lo sversamento incontrollato delle acque reflue. Inoltre, sarebbero stati contraffatti i documenti relativi allo smaltimento dei rifiuti, con le amministrazioni che hanno pagato per servizi mai effettivamente eseguiti dalle società appaltatrici.

L’indagine ha coinvolto anche responsabili degli uffici tecnici di alcuni comuni, indagati per frode in pubblica fornitura. Su 34 impianti di depurazione, è stata riscontrata una gestione deficitaria, con 11 di essi sospettati di aver provocato inquinamento ambientale e conseguenti sversamenti in fiumi, mare e terreni circostanti. Il depuratore di Montepaone è stato individuato come un caso critico, con valori di inquinamento delle acque più del doppio rispetto alla norma, rilevati alla foce del fiume Beltrame nel golfo di Squillace.

Altre irregolarità sono emerse presso il depuratore di Caraffa di Catanzaro, autorizzato per lo smaltimento delle acque reflue provenienti dai 34 impianti sotto indagine. Si è scoperto che le acque non sono state trattate e smaltite correttamente, ma sono state riversate indiscriminatamente nei corpi idrici e nei terreni circostanti.

Il procuratore Capomolla, durante una conferenza stampa, ha dichiarato che l’indagine ha rivelato numerosi reati, compresi inquinamento ambientale, frode nelle forniture pubbliche e attività organizzata nel traffico di rifiuti. Ha sottolineato l’aspetto tecnico legato alla gestione degli impianti di depurazione, evidenziando la necessità di interventi specializzati da parte di gruppi come il Comando per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica e il Comando per la Tutela Forestale e dei Parchi dei Carabinieri. Capomolla ha concluso sottolineando che l’indagine ha rivelato un contesto associativo caratterizzato dalla strategia imprenditoriale delle società gestori dei depuratori, le quali avrebbero operato con l’intento di risparmiare a discapito dell’ambiente e degli accordi contrattuali stipulati.

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