La morte di Lea Garofalo: una storia di coraggio e ribellione alla ‘ndrangheta

La storia di Lea Garofalo, sulla Radio Catanzaro Centro

CATANZARO, 8 MAR 2016 – Il 24 novembre 2009 Lea Garofalo venne brutalmente uccisa dalla ‘ndrangheta. Ma chi era Lea Garofalo e perché la sua morte rappresenta un simbolo di lotta alla criminalità organizzata?

Lea Garofalo era una donna forte e coraggiosa, che aveva il coraggio di ribellarsi alla cultura della paura, della violenza della malavita. Cresciuta in Calabria in una famiglia malavitosa, il padre fu ammazzato quando aveva solo pochi mesi. Il fratello Floriano era un boss di Petilia Policastro e dalla Calabria muoveva i fili dello spaccio a Milano, dove Lea si trasferiva per amore a soli 14 anni. Tuttavia, Lea non accettava quella realtà e decise di denunciare il suo compagno Carlo Cosco, boss malavitoso dedito al traffico di cocaina e padre della figlia Denise.

Ma la sua ribellione non fu tollerata dalla ‘ndrangheta, che la uccise brutalmente nel 2009. Tuttavia, il coraggio di Lea passò alla figlia Denise, che denunciò il padre e portò alla luce il terribile delitto.

La morte di Lea Garofalo rappresenta un simbolo di lotta contro la criminalità organizzata e contro la violenza sulle donne. La sua storia ha dato giustizia a Lea: tutti gli assassini di Lea finirono all’ergastolo, e la sentenza speriamo sia d’esempio apre la strada a tantissime altre donne vittime silenziose di una realtà a prima vista imbattibile.

La storia di Lea Garofalo non deve essere dimenticata

La sua morte deve essere un monito per tutte le donne che si trovano in situazioni di violenza e sfruttamento. La sua ribellione deve essere un esempio per tutte quelle donne che vogliono lottare per i propri diritti e per la propria libertà.

In occasione della giornata internazionale della donna, il programma radiofonico Saluti & baci, andato in onda il 8 marzo 2023 sulla Radio Catanzaro Centro e condotto da Luigi Mussari, ha dedicato la puntata alla vittima di ‘ndrangheta Lea Garofalo. La sorella di Lea, Marisa, è intervenuta telefonicamente nel programma per lasciare la sua testimonianza e lanciare il suo messaggio a tutte le donne vittime di violenza.

La morte di Lea Garofalo non deve essere solo una storia di dolore e sofferenza, ma deve essere un simbolo di speranza e di lotta contro la criminalità organizzata e contro la violenza sulle donne.

Lea Garofalo: parla la sorella Marisa ai microfoni di Radio Catanzaro Centro

SENTENZA DI CONDANNA PER IL MARITO

Carlo Cosco aveva «maturato negli anni» il proposito di uccidere la testimone di giustizia Lea Garofalo, strangolata, bruciata e sepolta in un campo vicino Monza nel novembre 2009, e i suoi intenti erano «a conoscenza di terzi», come riferì il pentito Angelo Cortese, che in carcere apprese del progetto di morte. Sono queste le motivazioni per le quali, la Corte di Cassazione ha fatto diventare definitive, rigettando i ricorsi difensivi, quattro condanne all’ergastolo e una a 25 anni di reclusione, confermando la sentenza d’Appello per l’omicidio di Lea, scomparsa nel nulla a Milano e ritrovata cadavere in seguito al pentimento di uno degli imputati condannati in primo grado.

In particolare, non è stata ritenuta credibile la versione proposta in aula da Cosco che, nel tentativo di scagionare i fratelli, si attribuì l’omicidio e quindi il ruolo di esecutore materiale e non di mandante.