La giovane aveva accusato i suoi aggressori, sfidando l’omertà in un contesto familiare legato alla criminalità”
PALMI (RC) – PALMI (RC) – In un contesto familiare e sociale segnato dall’omertà, una giovane donna calabrese ha avuto il coraggio di denunciare gli abusi subiti da adolescente, scatenando contro di sé una spirale di violenze e minacce culminate, nei giorni scorsi, con l’arresto della zia 78enne e del cugino 47enne. L’operazione è stata condotta dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri della Compagnia di Palmi nei comuni di Castellace di Oppido Mamertina e Scido.
Il provvedimento cautelare, disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari su richiesta della Procura della Repubblica di Palmi – guidata dal Procuratore Emanuele Crescenti e dal Sostituto Procuratore Letterio De Domenico – è frutto di un’inchiesta che ha portato alla luce un grave quadro di persecuzioni. La giovane, secondo gli inquirenti, sarebbe stata sottoposta per mesi a insulti, minacce, aggressioni fisiche e pressioni psicologiche da parte dei due familiari, contrari alla sua scelta di denunciare un gruppo di uomini accusati di averla violentata quando aveva appena 14 anni.
Le indagini, svolte con il supporto di un’unità cinofila della Polizia di Stato e in collaborazione con le stazioni locali dei Carabinieri, hanno documentato una lunga serie di episodi di violenza verbale e fisica, aggravati da motivi abietti e da una logica di intimidazione. Secondo gli investigatori, la zia avrebbe cercato di convincere la nipote a ritirare la denuncia, arrivando persino a malmenarla, mentre il cugino l’avrebbe minacciata più volte per impedirle di testimoniare.
Per la donna è stata disposta la misura degli arresti domiciliari; per il figlio, invece, è scattato il divieto di avvicinamento alla vittima e ai luoghi da lei frequentati. Un provvedimento necessario per garantire la sicurezza della giovane, il cui coraggio ha infranto un muro di silenzi e complicità in un ambiente condizionato dalla criminalità organizzata.
Le indagini proseguono per verificare eventuali ulteriori responsabilità e possibili legami con reti più ampie di intimidazione e controllo del territorio. Una storia che mette in luce quanto possa essere alto il prezzo della verità per chi sceglie di denunciare, sfidando dinamiche radicate e un sistema di pressioni familiari e sociali difficili da spezzare.
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