Poste Italiane: 400 lavoratori calabresi a rischio. I sindacati scrivono al ministro

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Sono 400 i lavoratori calabresi a rischio a causa della scelleratezza manageriale di Poste Italiane. Lo rendono noto le segreterie regionali calabresI di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Ugl telecomunicazioni che unitariamente hanno deciso di scrivereal Ministro Calenda, al Presidente Oliverio e all’Ad di Poste Italiane Caio per denunciare ancora una volta la situazione.

«La gara di Poste Italiane e dei suoi “4 lotti” è – affermano le segreterie – oramai nota a tutti, anche perché è balzata agli onori della cronaca per i disastri occupazionali che sta causando in diverse regioni d’Italia. Un bando di gara scellerato, in cui Poste italiane è riuscita in generale a: creare problemi occupazionali in più città italiane; non assegnare comunque almeno 2 lotti (anche se la gara prevedeva un’assegnazione contemporanea dei 4 lotti); chiedere ad almeno tre aziende di rispettare le clausole sociali facendole intervenire fuori dai territori di ordinaria localizzazione con appositi accordi ministeriali; non chiedere ad altre aziende il rispetto delle clausole sociali (laddove invece la medesima territorialità, Casavatore Gepin – Battipaglia CCSUD, avrebbe garantito la salvaguardia occupazionale); far immettere nel settore altri lavoratori, quando le ultime vertenze gridano all’equità e ad una criticità strutturale dettata dal sovradimensionamento occupazionale e ingolfare il Tar del Lazio con quantità di ricorsi di tutte le aziende coinvolte nella gara».

«Questo disastro causato da Poste Italiane -spiegano ancora i sindacati – ora comincia a portare i suoi effetti anche sul territorio calabrese Sono 200 i lavoratori a Lamezia Terme (tutti facenti parte del bacino di oltre 600 lavoratori acquisito circa un anno e mezzo fa da Abramo C.C. in conclusione della vertenza Infocontact) e 200 a Reggio Calabria (System House) che rischiano il proprio posto di lavoro vittime incolpevoli dell’assurdità illogica di queste scelte manageriali di Poste Italiane. Siamo quindi al paradosso. In un paese in cui il Ministero dello Sviluppo Economico, nel gestire le numerose vertenze sui call center in questi ultimi mesi, da una parte richiama le aziende al rispetto delle “clausole sociali” (vedi Gepin a Roma e Napoli, Datacontact a Matera, ecc.) e a non immettere altri lavoratori nel settore in quanto già saturo, mentre dall’altra, una società che è per il 60% del Ministero dell’Economia e delle Finanze, sotto il diretto controllo dello stesso Mise provoca tutto questo? Non dimentichiamoci che in Calabria 400 posti di lavoro con il relativo indotto non sono “solo” un problema occupazionale, sono una vera e propria catastrofe occupazionale».

«Auspichiamo pertanto  – concludono le segreterie – che venga convocato un tavolo nazionale per discutere di questa vertenza e che nel frattempo non vengano compromessi i livelli occupazionali che fino ad ora stanno mantenendo margini di vivibilità su tutti i territori».