Reggio Calabria: sequestrati 400 milioni di euro alla ‘ndrangheta nel settore del gioco d’azzardo

Guardia di finanza Reggio Calabria
Guardia di finanza Reggio Calabria

‘Ndrangheta: la Guardia di Finanza di Reggio Calabria sottopone a sequestro l’intero patrimonio di un imprenditore contiguo alla ‘ndrangheta, attivo nel settore del gambling. 400 milioni di euro il valore dei beni oggetto della misura patrimoniale

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente a personale del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria – presieduta dalla Dott.ssa Ornella Pastore – su richiesta del Procurator Aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Dott. Stefano Musolino, che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro su compendi societari e rapporti finanziari per un valore complessivo stimato di circa 400 milioni di euro riconducibili a un imprenditore R.A. attivo nel settore del gambling.

La figura criminale dell’imprenditore R. A. era emersa nell’ambito dell’operazione “Galassia”, condotta dal Nucleo PEF di Reggio Calabria, unitamente a personale del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, dal Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza di Roma e dal Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e conclusa nel 2018 con
l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali.

Nei confronti di 20 soggetti, per i reati di cui agli artt. 416-bis c.p. (Associazione di tipo mafioso anche), art. 416 c.p. (associazione per delinquere), art. 648 bis c.p. (riciclaggio), art. 648 ter c.p. (impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita), art. 648 ter 1 c.p. (antiriciclaggio), art. 513 bis c.p. (illecita concorrenza con minaccia o violenza), art. 4 D.Lgs. 74/2000 dichiarazione infedele, art. 5 D.Lgs. 74/2000 (omessa dichiarazione) art. 640 2 c. n. 1 c.p. (truffa aggravata), art. 4 L. 401/89 (esercizio abusivo di attività di giuoco o di scommessa), art. 2 e 4 L. 895/67 (detenzione illegale di armi), art. 629 c. 2 c.p. (estorsione) e art. 635 c. 2 c.p. (danneggiamento); cautelari reali, su un patrimonio costituito da compendi aziendali di 23 società estere, 15 imprese nazionali, quote societarie, 33 siti di scommesse on line nazionali e internazionali, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per un valore stimato in euro 724.300.000,00.

Le indagini avevano accertato l’esistenza di una pluralità di associazioni per delinquere operanti sul territorio nazionale ed attive nel settore della raccolta del gioco e delle scommesse le quali, in rapporto sinallagmatico con la ‘ndrangheta – nelle sue articolazioni territoriali denominate cosca “De Stefano-Tegano”, “Pesce-Bellocco“ e “Piromalli” – da un lato consentivano a quest’ultima di infiltrarsi nella propria rete commerciale e di riciclare imponenti proventi illeciti, dall’altro traevano esse stesse significativo supporto per l’ampliamento dei propri affari e per la distribuzione capillare del proprio marchio sul territorio.

In tale contesto emergeva la figura di R. A. che, allo scopo di commettere una pluralità di delitti connessi alla raccolta fisica delle scommesse in assenza della prevista concessione rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, utilizzava siti on line “.com” completamente illegali, celando la raccolta illecita di scommesse dietro il fittizio schermo giuridico costituito da Centri Trasmissioni Dati (CTD) e Punti Vendita Ricariche (PVR).

Le attività illecite citate venivano perpetrate per il tramite di due società entrambe strumentalmente con sede a Malta ma, di fatto, attive in Italia attraverso una stabile organizzazione costituita dai citati plurimi punti “commerciali” distribuiti sul territorio nazionale.

R. A., destinatario della misura cautelare della custodia in carcere, si rendeva irreperibile all’atto della relativa esecuzione venendo successivamente rintracciato dal Nucleo PEF di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma a Malta e, in collaborazione con il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, ivi tratto in arresto da parte della polizia di quel paese e successivamente rimesso in libertà dall’Autorità giudiziaria maltese.

Contestualmente alle suddette attività e sulla scorta degli elementi probatori raccolti, la locale Direzione Distrettuale Antimafia – sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata – delegava apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione in capo al R. A. di una misura di prevenzione personale e patrimoniale.

In tale ambito, i finanzieri individuavano, con riferimento al percorso esistenziale del proposto, le condotte delittuose poste in essere, le frequentazioni, i legami parentali, i precedenti giudiziari e gli altri elementi ritenuti fondamentali per la formulazione, ai sensi della normativa antimafia, da parte della competente A.G., del prescritto giudizio prognostico sulla pericolosità sociale.

Al riguardo, dopo aver delineato il profilo di pericolosità sociale del proposto, anche valorizzando le risultanze della citata indagine, la pertinente attività investigativa è stata indirizzata alla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali – dirette o indirette – effettuate nell’ultimo ventennio, accertando una costante sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale, nonché la natura illecita dell’attività d’impresa svolta quale reimpiego di attività delittuose.

Ed invero, l’attività svolta ha permesso di ben delineare le capacità speculative dell’imprenditore R.A., il quale attraverso la strumentalizzazione di società formalmente sedenti in Malta, ma di fatto operanti in Italia, in violazione delle norme che presiedono all’esercizio dell’attività di gioco e scommesse e a quelle antiriciclaggio, è riuscito ad accumulare un ingente patrimonio sottraendolo ai controlli ed all’imposizione fiscale da parte delle Autorità Italiane.

Alla luce di tali risultanze, il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione – su richiesta della citata DDA, con l’odierno provvedimento, riconoscendo la pericolosità sociale del proposto, ha disposto l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dell’ingente patrimonio riconducibile a R. A. e al suo nucleo familiare, costituito dall’intero compendio delle due società maltesi, operanti nel settore del “gambling” con profili di assoluta prominenza nell’intero panorama nazionale, da numerosi conti correnti italiani ed esteri e di n. 2 Trust radicati a Malta, di cui uno contenente un cospicuo portafoglio finanziario, per un valore stimato in circa 400 milioni di euro.

Articolo aggiornato al 14.01.2021