Trentesimo anniversario dell’attentato al sovrintendente di Polizia Salvatore Aversa e a sua moglie Lucia Precenzano

Trentesimo anniversario Aversa Precenzano
Trentesimo anniversario Aversa Precenzano

L’Associazione Antiracket Lamezia intitola la sala di Civico Trame all’insegnante lametina finita nel mirino dei clan

Un percorso di conoscenza e condivisione delle storie delle vittime innocenti di ‘ndrangheta rimaste senza giustizia, con lo scopo di rinnovare e costruire una memoria storica locale condivisa in difesa delle istituzioni democratiche.

È questo l’obiettivo che si è posto l’Associazione Antiracket Lamezia, insieme con la Fondazione Trame e il sostegno di A.G.E.S.C.I Zona del Reventino e di altre associazioni, con la proposta dell’istituzione di una “Giornata della Memoria Lametina delle Vittime di ‘ndrangheta”.

La data del 4 gennaio è una tappa importante in questo cammino di riappropriazione della verità storica, che ALA Onlus onora oggi intitolando la sala principale di Civico Trame, centro culturale polivalente, alla donna, educatrice, madre e moglie, vittima innocente del duplice omicidio che sconvolse la città di Lamezia Terme nel 1992.

La targa a Lucia Precenzano, docente stimata, in via degli Oleandri, contribuirà a mantenere sempre vivo il suo ricordo in un presidio di cittadinanza eclettico che propone ai giovani e ai volontari che lo frequentano percorsi educativi e culturali fondati sui principi della legalità e della partecipazione civica.

La sua figura negli anni è spesso rimasta nell’ombra, talvolta oscurata da quella intransigente e carismatica del marito, memoria storica locale del Comando di Polizia, e dai risvolti della vicenda.

Lucia si era macchiata unicamente della colpa di aver voluto stare accanto ad un uomo col quale condivideva valori e ideali. 

I suoi sogni, la sua vita ingiustamente spezzata, il suo coraggio di donna, oggi sono un pungolo per l’impegno contro la ‘ndrangheta.

L’omicidio Aversa – Precenzano resta tra le pagine più buie della storia calabrese. Consumato negli anni in cui il comune di Lamezia Terme era stato sciolto per la prima volta per infiltrazioni mafiose e le cosche avevano iniziato a investire nel campo dei rifiuti.

Il sovrintendente di Polizia aveva iniziato a occuparsi delle misure di prevenzione da adottare nei confronti dei boss locali. Pare avesse già pronto un dossier da inviare alla procura. 

Nel tardo pomeriggio di quel 4 gennaio, nella centralissima via dei Campioni, i coniugi furono raggiunti da diciassette colpi sparati da una calibro 9.

Fu un omicidio tanto cruciale da richiedere un importante depistaggio e un’accurata pianificazione. Le indagini si indirizzarono subito verso gli ambienti della malavita locale, ma la vicenda giudiziaria successiva fu lunga e tortuosa, fatta di inquietanti silenzi e false testimonianze. Solo nel 2004 i colpevoli saranno incriminati, ma tanti aspetti rimarranno nell’ombra.

Il trentesimo anniversario della loro morte è un monito per ricordare che le mafie, pur essendosi evolute, uccidono ancora e in molti modi. Perché la storia del nostro territorio è anche quella dei condizionamenti mafiosi e la memoria condivisa è un valore civile essenziale per fronteggiarli.

La proposta dell’istituzionalizzazione della “Giornata della Memoria lametina delle vittime di ‘ndrangheta” del 24 maggio, per la quale l’iter istruttorio è già stato avviato, è emblematica perché ricorre nell’anniversario dell’altra strage mafiosa, quella del 1991 nell’ex comune di Sambiase, in cui persero la vita i due giovani netturbini dipendenti comunali Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano.

I due attentati terroristico-mafiosi, del ’91 e del ’92, sono strettamente connessi tra di loro: al primo seguì lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del Consiglio Comunale di Lamezia Terme, a pochi mesi dal rinnovo elettivo dell’amministrazione, aprendo il biennio nero dell’attacco della ‘ndrangheta alla città che vedrà poi, il 4 gennaio 1992, l’altro gravissimo agguato. Oggi, a trent’anni di distanza dai fatti, il valore istituzionale e sociale della lotta alle mafie non può che tradursi in un impegno quotidiano di resistenza e contrasto, espressione della volontà collettiva di non dimenticare e non rassegnarsi ulteriormente all’assedio costante e silenzioso della criminalità organizzata sul territorio