Un’indagine della Guardia di Finanza, avviata nel 2020, ha svelato una maxi truffa ai danni dell’INPS basata sulla falsificazione di certificati medici per ottenere pensioni di invalidità e sussidi indebiti
Un’operazione della Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha portato al sequestro di beni per un totale di 350mila euro nei confronti di 15 indagati, accusati di truffa ai danni dello Stato e falso. L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica reggina, ha messo in luce un complesso sistema fraudolento attraverso il quale decine di soggetti riuscivano a ottenere indebitamente pensioni di invalidità e sussidi pubblici.
L’indagine e le scoperte
Le indagini, avviate nel 2020, hanno preso il via a seguito di una perquisizione presso l’abitazione di un infermiere del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria. Durante il blitz, i finanzieri hanno scoperto una vasta mole di documentazione falsa: timbri riconducibili a enti pubblici e ospedali, referti medici contraffatti, certificati e ricettari artefatti, nonché copie di carte d’identità in bianco pronte per essere utilizzate nelle richieste di benefici.
L’analisi del materiale sequestrato ha permesso di svelare un sistema ben organizzato, basato sulla falsificazione di certificati sanitari per attestare invalidità inesistenti e ottenere indebitamente erogazioni previdenziali e assistenziali. L’infermiere, ritenuto una figura chiave dell’organizzazione, avrebbe agito in concorso con altre persone per orchestrare la truffa.
Le conseguenze della frode
Gli investigatori hanno ricostruito come i benefici illecitamente percepiti andassero ben oltre le pensioni di invalidità. Molti indagati avrebbero utilizzato le certificazioni false anche per ottenere agevolazioni fiscali, esenzioni dal ticket sanitario, assegnazioni prioritarie di alloggi popolari e persino iscrizioni nelle liste per il collocamento lavorativo obbligatorio riservato alle categorie protette. Alcuni avrebbero inoltre presentato i documenti fraudolenti in tribunale per ottenere congedi straordinari retribuiti o per contestare il mancato riconoscimento di benefici.
L’inchiesta, tuttora in corso, potrebbe portare a nuovi sviluppi e all’individuazione di ulteriori responsabili. Nel frattempo, la Guardia di Finanza e la Procura di Reggio Calabria ribadiscono il loro impegno nella lotta contro le frodi ai danni dello Stato, a tutela della legalità e della corretta gestione delle risorse pubbliche.
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