Esportazioni in Calabria: crescita a Reggio e Crotone

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Nonostante la crescita delle esportazioni a Reggio e Crotone, la Calabria resta tra le regioni più lente d’Italia, con l’export che incide poco sul Pil locale

Un bilancio positivo che cela tuttavia alcune ombre: le esportazioni calabresi, pur mostrando un incremento negli ultimi cinque anni, rimangono marginali rispetto al Prodotto Interno Lordo (PIL) della regione. Mentre Crotone e Reggio Calabria si segnalano per performance migliori rispetto agli altri territori calabresi, il resto della regione continua a trovarsi tra le ultime posizioni della classifica nazionale per il peso delle esportazioni sul PIL.

Nel panorama nazionale, la Calabria appare in una posizione decisamente sfavorevole. Le province del centro-nord, come Arezzo e Lodi, si distinguono per l’incidenza significativa delle esportazioni sul loro PIL, un dato che purtroppo manca al Mezzogiorno. In particolare, le aree meridionali risultano maggiormente vulnerabili a un possibile aumento dei dazi, soprattutto perché molte di esse dipendono da settori come l’agricoltura e l’alimentare, fortemente esposti alle fluttuazioni internazionali. Secondo uno studio di Prometeia, ripreso dal Sole 24 Ore, le province calabresi non riescono a decollare come quelle del centro-nord, nonostante alcuni segnali di crescita in determinate aree.

In Calabria, le province di Crotone e Reggio Calabria emergono come un’eccezione. Negli ultimi cinque anni, entrambe hanno registrato un incremento significativo delle esportazioni, con Crotone che ha visto un aumento del 255% e Reggio Calabria che ha segnato una crescita del 131,6%. Nonostante ciò, i numeri assoluti rimangono contenuti: a Reggio, ad esempio, l’export supera di poco il mezzo miliardo di euro, e il rapporto con il PIL regionale è molto basso, appena il 5,3%. Questo dimostra che, nonostante l’espansione, l’impatto sull’economia locale resta marginale.

Le altre province calabresi, tuttavia, non riescono a mantenere il passo. Cosenza si trova in ultima posizione tra le province italiane, con appena 1,3 euro di export ogni 100 euro di PIL. A seguire, Vibo Valentia si piazza terzultima con 1,5 euro, mentre Catanzaro è quintultima con 1,9 euro. La situazione in queste province è preoccupante, con l’export che continua a rappresentare una piccola frazione del PIL locale, rendendo queste aree particolarmente vulnerabili alle difficoltà economiche globali.

Per quanto riguarda le destinazioni, i prodotti calabresi sono principalmente destinati all’Unione Europea (UE) e ai mercati extra-UE. Le esportazioni dal Reggino si indirizzano per il 47,9% verso l’UE e per il 52,1% verso i mercati extra-UE, con una quota pari al 9% diretta negli Stati Uniti. Da Crotone, il 35% delle esportazioni va nell’UE, mentre il 65% è destinato all’extra-UE, con il 7,4% diretto negli Stati Uniti. Catanzaro e Vibo Valentia seguono una tendenza simile, con una forte prevalenza dei mercati extra-UE, ma un significativo interesse per gli Stati Uniti, che rappresentano rispettivamente il 10,7% e il 9,7% delle destinazioni. Cosenza, pur essendo la provincia più debole in termini di export, vede il 60,6% delle sue merci destinato all’UE e solo il 6,2% agli Stati Uniti.

In sintesi, se da un lato la crescita delle esportazioni in alcune province calabresi rappresenta un segnale positivo, dall’altro la Calabria nel complesso resta tra le ultime regioni italiane in termini di incidenza dell’export sul PIL. L’economia regionale, ancora troppo dipendente da settori tradizionali, fatica a diversificarsi e ad attrarre investimenti esteri significativi. Se la regione vuole cogliere appieno le opportunità offerte dal mercato globale, sarà fondamentale rafforzare la sua capacità di esportazione, puntando su settori innovativi e su una maggiore internazionalizzazione delle imprese locali.