L’Adusbef Calabria a tutela dei consumatori

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L’Adusbef Calabria a tutela dei consumatori nei confronti delle violazioni commesse dalla Banca Popolare di Bari

“Titoli illiquidi, violazioni sul mercato di negoziazione interno, violazioni sui questionari Mifid e violazioni sul pricing: sono queste le violazioni contestate da Consob nel 2018, e confermate dalla Corte di Appello di Bari nel 2019 con tre distinte sentenze, alla Banca Popolare di Bari e a diversi componenti del Cda nel periodo 2013-2016-“. Dichiara l’avvocato Antonio Tanza, Presidente di Adusbef, l’associazione nazionale a difesa di consumatori ed utenti.

Con tre distinte sentenze- continua il legale- la Corte di Appello di Bari non solo ha rigettato le impugnazioni della Banca, ma ha confermato integralmente le sanzioni del 2018 della Consob ed il relativo impianto accusatorio e sanzionatorio, conseguente alle plurime violazioni accertate.”

Si legge, a proposito della natura illiquida dei titoli e delle omesse informazioni da parte della banca che: “i tempi medi per la vendita delle azioni, indicati in 70,4 giorni, erano certamente incompatibili con la pronta liquidità delle azioni”, cui si deve aggiungere che “una completa ed adeguata informazione non avrebbe potuto prescindere dall’inserimento di intervalli di prezzo più bassi emersi nelle perizie stilate dal financial advisor di Deloitte, relative agli anni 2014 e 2015, con effetto benefico per gli investitori, indotti ad una maggiore e migliore ponderazione sulla convenienza degli investimenti”.

Anche il sistema interno di vendita delle azioni, quello antecedente al 2017, il cosiddetto “borsino”, come denunciato dalla associazione in tempi non sospetti, è risultato inidoneo ad assolvere alla funzioni per le quali avrebbe dovuto operare.

Sempre la CDA sentenzia: “il sistema di scambio interno alla banca, cui la stessa fa rifermento, non presentava i requisiti minimi secondo la direttiva MIFID I (2004/39/CE) per essere qualificato come mercato non regolamentato, nel quale come emerge dal rapporto ispettivo della Banca d’Italia del 21.03.17 avrebbe potuto includersi i MTF”.

Molto più severa, se possibile, è la sentenza della Corte di Appello sulle procedure di profilazione degli utenti.

La violazione in oggetto, come si desume dall’atto di accertamento Consob riguarda in primo luogo la profilatura dei clienti, attuata mediante utilizzo di questionari.

Il risultato di tale modalità di elaborazione delle informazioni fornite dal cliente costituito dal fatto che l’obiettivo di investimento conservativo era associato a soli n. 300 investitori, a fronte di n. 26.000 clienti (piú della metà del totale), che aveva dichiarato espressamente di voler proteggere il capitale investito.

Da ultimo, la violazione sul prezzo dell’azione: “nonostante l’articolata analisi operata dall’advisor, il consiglio di amministrazione di BPB (con la supina adesione del collegio sindacale e l’inerzia delle funzioni di controllo interno), ha stabilito, per ciascun anno del triennio in considerazione, il prezzo delle azioni senza adeguata motivazione, omettendo ogni analisi delle relazioni di Deloitte in ordine ai metodi considerati, alle scelte operate e alle assunzioni poste a base dei metodi prescelti e ai relativi risultati
(cfr, par. 4 dell’atto di accertamento)”.

Le succitate violazioni, tuttavia, continua l’avv. Tanza, sembrano affondare le radici anche in anni precedenti, già dal 2008/2009: sulla base dei documenti che i risparmiatori ci portano in sede, infatti, le errate profilazioni, le errate informazioni sulla natura dei titoli si spingono anche oltre il limite temporale indicato.

Sono centinaia i casi di risparmiatori che già nel 2008/2009 avevano acquistato titoli BPB e si sono ritrovati nelle categorie individuate dalla Corte di Appello di Bari.

Ricordiamo a questo punto che è diritto dei risparmiatori chiedere alla banca copia dei documenti relativi all’acquisto delle azioni fino a 10 anni indietro al solo costo di fotocopia, così come recita l’art. 119 del TUB e che in caso di violazione di tale obbligo la banca può essere costretta dal Tribunale a consegnare la documentazione ed a pagare una penale per ogni giorno di ritardo nella consegna.”

L’Avvocato Elena Mancuso, responsabile Adusbef Calabria, invita tutti i risparmiatori calabresi che potrebbero essersi affidati in buona fede all’istituto di credito pugliese, a far valere i propri diritti ed a contattare lo sportello regionale di Catanzaro.