L’italia dei giovani. Lettera a cuore aperto.

Cara Italia, è pur vero che nel mondo esistono e sono sempre esistiti i vagabondi. Non intesi come quelli che stanno per strada, i senzatetto, ma come coloro che non hanno voglia di fare e di lavorare. Quelli che a cui senti dire “Eh ma non c’è lavoro!”. Da un lato è vero. Dall’altro, se c’è ti sfrutta.

Eh si. Perché è questo quello che spetta ai giovani d’oggi. Basta farsi un giro tra gli annunci di ricerca del personale. Non è il personale che cercano, ma polli da rosicare fino all’osso e ripagare con un chicco di granturco. Oppure richiedono la fantomatica esperienza. Però nessuno consente di farla.

Oltre ai vagabondi, infatti, esistono quei giovani che, pur accontentandosi di poco, si sono rimboccati le maniche e hanno sempre cercato qualcosa da fare. Hanno studiato, si sono formati, addirittura posseggono dei titoli. Titoli importanti che, però, nessuno riconoscerà e valorizzerà.

Poi arriva il momento in cui finalmente si trova un lavoro. Il sogno di avvera, le aspettative si alzano per poi crollare subito dopo, rialzarsi e ricrollare ancora. Come il bungee jumping. Allora qualcuno inizia a chiedere: “Ma vai a lavorare per 300 euro. Ti conviene stare a casa!” e qui ci si inizia a domandare a cosa sono serviti tutti quegli studi e il TITOLO. Forse solo per appendere la pergamena di laurea incorniciata ad una parete.

E non sia mai si provi ad aprire un attività. La mafia ti brucia e lo Stato ti mangia. E poi ancora c’è il coetaneo, poco volenteroso, senza titolo, che senza fatica è entrato in una grossa azienda e prende un grosso stipendio solo perché è il figlio, il cugino o l’amico di…

Sono tante le riflessioni che attraversano la mente del giovane volenteroso, ma poi si arriva ad una sola conclusione e ad una sola risposta: “Si, lavoro tanto per 300 euro al mese”. Perché duecento è meglio di zero. E forse con quei duecento si potrà fare ben poco di quello che si desiderava fare, ma sarà pur sempre qualcosa. Un primo passo per la crescita e per il futuro. Magari un giorno avere la concessione di una stabilità, un’indipendenza. Lasciare la casa dei genitori e avere una casa e una famiglia propria. In passato ad altri è stato concesso. Oggi anche la speranza inizia quasi a vacillare.