La guerra dei dazi è cominciata. E noi stiamo ancora dormendo

Trump, dazi (tariffs)
Trump, dazi (tariffs)

Serve protezione, non illusioni. E qualcuno bravo a trattare.

EDITORIALE – Non si può restare in silenzio di fronte a quanto sta accadendo sul fronte dei dazi. Quello che sta succedendo non è solo una questione americana: riguarda da vicino anche noi, le nostre aziende, i nostri lavoratori e il nostro futuro economico.

Il venerdì nero delle borse è stato solo il primo campanello d’allarme. Gli investitori fuggono, i mercati crollano, e la fiducia si sgretola sotto il peso delle tariffe imposte dall’amministrazione Trump. È in atto una vera e propria guerra commerciale, e chi fa impresa lo sa: quando c’è incertezza, l’economia si ferma. E quando si ferma, a pagare sono sempre gli stessi.

Dazi, imprese italiane sotto attacco: non è il momento di minimizzare

Meloni invita alla calma, ma come si fa a restare calmi mentre l’industria dell’auto — cuore pulsante di intere economie — viene colpita in pieno? Come si può parlare di “non allarmismo” mentre altri Paesi, come la Spagna, già mettono in campo fondi per proteggere le loro imprese? E noi?

L’Italia, insieme alla Germania, è tra le economie più esposte, eppure manca una strategia chiara. Non basta dire che è presto: è già tardi. È tardi per rincorrere, è il momento di anticipare, come ha detto Elly Schlein. Perché chi arriva dopo, resta indietro.

Trump non sta bluffando. Sta usando i dazi come leva di potere, ma finirà per punire anche il suo stesso popolo, come ha fatto notare la CNN. E intanto noi restiamo in attesa, come se tutto questo fosse un temporale passeggero. Ma non lo è. È un cambio di stagione geopolitica, e ci vuole molto più di un ombrello per affrontarlo.

È il momento di proteggersi. Di prepararsi. Di avere piani concreti e contromisure efficaci. E soprattutto, è il momento di mandare avanti persone competenti, capaci di trattare davvero. Servono figure autorevoli, preparate, che sappiano sedersi ai tavoli internazionali e tutelare con serietà gli interessi italiani ed europei. Non servono slogan, né post sui social: servono trattative, accordi, visione.

Negli anni ’30, gli Stati Uniti pensarono che i dazi li avrebbero salvati. In realtà, scivolarono nella Grande Depressione. Le crisi si possono affrontare in due modi: subendole o preparandosi. Io, da imprenditore, ho imparato a scegliere sempre la seconda.

È il momento di svegliarsi. Di mettere in sicurezza il nostro sistema produttivo. Di proteggere ciò che abbiamo costruito con fatica. E di mandare avanti chi sa davvero trattare, perché oggi non si tratta solo di dazi: si tratta del nostro futuro.

ARTICOLO DISPONIBILE IN LINGUA INGLESE SU DAILY CALABRIA: The trade war has begun. And we are still sleeping