Lotta contro l’oblio: la verità dietro stragi e delitti

Procuratore Reggio Emilia Gaetano Paci
Procuratore Reggio Emilia Gaetano Paci

Alla ricerca della verità nel labirinto criminale

L’EDITORIALE – Nel vasto e oscuro labirinto della storia criminale italiana, gli anniversari delle stragi e dei delitti di mafia si susseguono, spesso appannati dalla retorica e dall’oblio. Le verità parziali emergono, ma rimane sempre un pezzo mancante, un frammento che sfugge e non può trovare posto nei tribunali. Questa è l’opinione condivisa da molte voci autorevoli, tra cui il sociologo Nando Dalla Chiesa e l’avvocato Michele Costa, che, con il peso del proprio passato familiare, esprimono dubbi e preoccupazioni sulla ricerca della verità nel mondo oscuro della criminalità organizzata.

Un’analisi lucida di questa intricata situazione ci viene offerta dal Procuratore di Reggio Emilia, Gaetano Paci, un uomo che ha dedicato decenni alla lotta contro la mafia in Sicilia e in Calabria. Secondo Paci, il passare del tempo non rappresenta un fattore positivo in questa lotta. Stragi e omicidi che hanno funestato l’Italia sono stati modellati da sofisticate strategie di depistaggio, che hanno ostacolato la possibilità di scoprire la verità. È un concetto profondamente radicato nella coscienza dei professionisti che cercano di portare alla luce le verità nascoste dietro gli orrori del passato.

Le parole del Procuratore Paci richiamano anche l’attenzione sui risultati ottenuti negli anni sulla partecipazione, diretta o indiretta, di figure di spicco dei servizi di sicurezza italiani in queste strategie di depistaggio. Sono emersi fatti inquietanti, come incarichi extra-ordinem conferiti da Procuratori ai vertici dei servizi, che avrebbero dovuto preservare la sicurezza nazionale, ma che sembrano invece aver contribuito alla confusione e all’inganno. Paci sottolinea inoltre il devastante depistaggio orchestrato da figure come Arnaldo La Barbera, la cui appartenenza ai servizi è emersa solo recentemente. L’implicazione di altri attori rimane una possibilità, in particolare quando verranno chiariti i ruoli di coloro che hanno protetto i latitanti di lunga durata, tra cui Matteo Messina Denaro.

Le stragi e gli omicidi chiave hanno avuto conseguenze a cascata, dando origine a ulteriori omicidi e attentati. Tra questi, spiccano le stragi di Bologna, Italicus e le uccisioni di figure come Dalla Chiesa, Chinnici, Pier Santi Mattarella e Pio La Torre. Questi eventi cruciali hanno rivelato connessioni profonde tra entità criminali e apparati statali, plasmando la strategia stragista degli anni ’90. Un filo conduttore che unisce mafia e ‘ndrangheta, creando un complesso intreccio di violenza e complicità.

Nel tentativo di comprendere il futuro di questa lotta, si solleva la questione del pentimento dei capimafia detenuti. Mentre alcuni rimangono irremovibili, legati all’ideologia che considera il carcere un elemento di distinzione e potere, altri potrebbero attendere il momento opportuno per rivedere le proprie scelte. Il dibattito sulla riforma dell’ergastolo ostativo e le periodiche proposte di ridimensionamento degli strumenti di contrasto suscitano incertezza sulle prospettive di pentimento. C’è il rischio che alcune figure utilizzino tattiche intimidatorie o ricattatorie, come dimostrato nel processo ‘ndrangheta stragista condotto da Giuseppe Graviano, per influenzare settori della classe politica.

La Calabria, terra di bellezze naturali e cultura unica, è stata spesso offuscata da ombre di criminalità organizzata. Come sottolinea il Procuratore Paci, è essenziale sollevare il livello investigativo e giudiziario per affrontare in modo efficace queste sfide. Attraverso la ricerca della verità e la chiarezza delle responsabilità, forse la Calabria potrà davvero riscattarsi e mostrare al mondo la sua magnificenza autentica.