Dopo aver tuonato per settimane sull’inevitabilità della guerra commerciale, Trump cambia rotta. Ma solo in parte. E nel farlo, si copre di ridicolo.
L’EDITORIALE – Sembrava inamovibile, deciso a portare avanti la sua crociata sui dazi come una guerra santa contro le ingiustizie del commercio globale. E invece, ecco il dietrofront. Donald Trump ha annunciato la sospensione immediata dei dazi per 90 giorni… per tutti tranne che per la Cina. Un’ammissione di debolezza mascherata da strategia, che sa più di confusione che di calcolo.
Mentre oltre 75 Paesi — secondo lo stesso Trump — hanno chiesto di sedersi al tavolo delle trattative, ottenendo uno sconto sulle tariffe portate “solo” al 10%, Pechino si è vista recapitare un messaggio completamente diverso: dazi al 125%, effetto immediato. È come se l’ex presidente avesse messo in folle la sua macchina commerciale, premendo però sull’acceleratore solo con la Cina. Il risultato? Un’operazione a metà, contraddittoria, che sa di improvvisazione.
Le dichiarazioni pubblicate su Truth Social parlano da sole: “Questi Paesi […] su mia forte raccomandazione non hanno in alcun modo reagito contro gli Stati Uniti.” Insomma, la logica trumpiana premia chi si sottomette, punisce chi osa rispondere. Ma davvero è questa la postura da tenere sullo scacchiere geopolitico?
In un editoriale precedente avevamo scritto: Trump non sta bluffando. Sta usando i dazi come leva di potere, ma finirà per punire anche il suo stesso popolo. Ed è proprio quello che sta succedendo. Perché quando l’uomo alla guida cambia rotta da un tweet all’altro, il risultato è uno solo: caos.
Questa non è una tempesta passeggera. È un cambio di stagione, e servirebbero leader capaci, competenti, autorevoli. Invece ci ritroviamo a commentare l’ennesimo colpo di teatro, mentre la Cina — tutt’altro che sprovveduta — prepara le contromosse. E l’Europa? Guarda, aspetta, spera. Ma non si può vivere di speranza, quando è in gioco il nostro futuro industriale.
Negli anni ’30, gli Stati Uniti pensarono che i dazi li avrebbero salvati. In realtà, finirono nella Grande Depressione. Oggi il copione rischia di ripetersi, con un protagonista che pare ignorarne le conseguenze storiche. E l’America, quella reale, quella che lavora e produce, finirà per pagare il conto.
Trump ha fatto una figuraccia. Ma sarebbe un errore riderci su. Perché dietro a questo passo falso si nasconde una verità più grande: il mondo sta cambiando, e chi non è pronto a trattare seriamente, finirà per subirlo.
ARTICOLO DISPONIBILE ANCHE IN LINGUA INGLESE SU DAILY CALABRIA: Trump Stumbles on Tariffs: (Almost) Total U-Turn, But China Hit with 125%