Caciocavallo dell’emigrante, una storia di viaggi “furbi” verso il sogno americano

Caciocavallo o provola dell'Emigrante (fonte: Amazon)

Possiamo dire in tutta tranquillità che il caciocavallo dell’emigrante è una pagina della storia della gastronomia italiana e calabrese.

Questa è spesso frutto di vicende umane, legate a storie di povertà o – al contrario – di ricchezza. Tante sono le ricette che raccontano le famiglie, soprattutto del sud. Da queste terre sono partiti uomini e donne per fame o anche per voglia di migliorare la propria vita. E ancora continuano a partire…

Stavolta però parliamo di un prodotto e non di una preparazione casalinga. In più, dobbiamo aggiungere una nota importante: è nato per… aggirare la legge. Sì, avete letto bene: i nostri emigranti erano anche dei fuorilegge di diritto alimentare.

Umorismo a parte, il caciocavallo dell’emigrante è nato proprio per nostalgia della propria terra, per consumare i prodotti genuini di case abbandonate con ancora dentro la famiglia. Questo formaggio ibrido racconta la povertà, la disperazione, l’amore per l’Italia dei nostri emigranti all’inizio del secolo scorso. Ma anche il desiderio di cercare fortuna e lavoro.

Chi sbarcava negli USA non poteva però portare con sé i salumi perché la legge americana lo vietava. Nulla. Niente salami, né soppressate o salsicce piccanti. Gli Stati Uniti vietavano l’ingresso degli insaccati; per legge, la carne suina non si poteva importare per via della drastica normativa per l’igiene e sanità.

Ma, come si dice in gergo, fatta la legge trovato l’inganno.

Però, tra i prodotti era concesso portare il caciocavallo. Da qui l’astuzia di qualche emigrante.

Il prodotto caseario semiduro a pasta filata, comunemente chiamato caciocavallo o provola dell’emigrante, si presenta all’esterno come un formaggio normale, ma al suo interno è un salame. Questo è il buonissimo formaggio che oggi possiamo trovare negli alimentari e nelle botteghe artigianali, stavolta senza infrangere la legge.

Non credo si sappia chi per primo abbia avuto per l’idea di nascondere i salumi dentro i caciocavalli, ma bisogna convenire che è stata una trovata a dir poco geniale. All’epoca i viaggi erano lunghissimi e difficilmente si ritornava a casa. Non esisteva internet né i corrieri potevano portare cibo e regali. L’unico modo per provvedere a gustare i propri prodotti insaccati era la via illegale.

Caratteristiche del caciocavallo dell’emigrante

La stagionatura di questo formaggio particolare va dai 2 ai 12 mesi.

Il caciocavallo dell’emigrante è fatto con latte, acqua, sale e caglio, come un suo normale “fratello” caciocavallo.

La sorpresa è all’interno. I salumi, le soppressate e i capocolli già stagionati sono posti dentro la forma del formaggio.

Generalmente, è facile trovarlo offerto tra gli antipasti dei ristoranti calabresi, ma può essere gustato all’interno di un panino per una ghiotta merenda o magari su una nave, ricordando i nostri antenati durante i loro lunghi viaggi della speranza.

Magari, per accompagnare, consigliamo un bel bicchiere di Cirò.

“Se approfitti di tutto ciò che l’America ha da offrire, non c’è nulla che non possa realizzare.”
If you take advantage of everything that America has to offer, there’s nothing you can’t accomplish

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