Minoranze linguistiche in Calabria: l’occitano a Guardia Piemontese

Il massacro dei Valdesi a Guardia Piemontese

Guardia Piemontese e l’occitano sono parte della storia del Piemonte che appartiene alla Calabria; infatti, il paese si trova in provincia di Cosenza. Esso conserva il ricordo della strage dei valdesi avvenuta nel 1561 e mantiene anche la lingua del tempo. È infatti l’unica isola della lingua occitana in Calabria.

Con una popolazione di circa 1600 abitanti, il paese è nato grazie a una colonia di valdesi del 13° sec., proveniente dall’alta Valle del Chisone, che mantenne fino al 16° sec. le proprie caratteristiche religiose.

Dopo il violento bagno di sangue attuato dalla Chiesa Cattolica per sopprimere il gruppo di valdesi, sono rimasti il linguaggio, di tipo gallo-provenzale, e il costume femminile. La cultura del mondo occitano in Calabria ci ha regalato anche i resti di poesia e novellistica popolare.

Guardia Piemontese: un po’ di Piemonte nel sud

Questo non significa che a Guardia Piemontese non sia parlato il calabrese e l’italiano. Nella sostanza, la lingua occitana è usata per distinguersi dalla Calabria circostante, mantenendo tradizioni e cultura nate sin dalla sua nascita.

Come dicevamo, Guardia Piemontese è stata fondata dai valdesi che parlavano la lingua occitana che era usata durante il medioevo.

Coloro che si trasferirono in Calabria, sia dal Piemonte che dalla Francia, portarono con sé la propria cultura, la religione e le tradizioni che si mescolarono con quelle locali. Oggi quelle tradizioni e soprattutto la lingua sono state mantenute contribuendo a un forte fattore identitario.

L’occitano di Guardia Piemontese non è ovviamente la lingua di un tempo. Esso si è modificato, come tutte le lingue ha assunto nuovi connotati, prendendo anche dalla lingua volgare del medioevo del posto. Il guardiolo moderno è un misto tra l’occitano antico e il dialetto calabrese che ovviamente si differenzia dall’occitano moderno parlato dai valdesi del Piemonte.

L’occitano, o lingua d’oc, fa parte delle lingue romanze parlata in un’area particolare dell’Europa meridionale chiamata appunto Occitania. Potremmo oggi identificarla geograficamente come la Francia del sud.

Delle zone occitane d’Italia fanno parte le tre province di Imperia, Cuneo e Torino. L’occitano è una lingua indoeuropea del gruppo neolatino; deriva dal latino volgare introdotto con la conquista romana delle Gallie.

Il bagno di sangue delle persecuzioni religiose

Il borgo di Guardia Piemontese sorge sulle pendici della Catena Costiera Appenninica che sia affaccia sul tirreno. Il suo nome originario era La Gàrdia ed era conosciuta in passato anche come Guardia Fiscalda e Guardia Lombarda.

Torre di Guardia Piemontese
Torre di Guardia Piemontese, un borgo nel quale l’occitano è ancora parlato

La persecuzione religiosa del 1500 arrivò anche nella parte più antica di Guardia e portò a episodi violenti che coinvolsero tutta la popolazione. Ciò comportò l’uccisione di gran parte della popolazione, comprese donne e bambini. I pochi superstiti furono costretti alla conversione. Dell’orrore del massacro restano a testimonianza la Porta del Sangue, chiamata così dal 5 giugno 1561, oltre ai nomi delle strade che ricordano i fatti storici del tempo.

La Porta del Sangue è oggi la principale via d’ingresso al paese. Il sangue dei valdesi quella notte del 5 giugno 1561 dal castello si riversò nelle viuzze, fino a oltrepassare la porta principale che dal 1561 venne appunto chiamata La porta del sangue. È composta prevalentemente da ciottoli di diversa grandezza, frammenti di laterizio e di pietre rozzamente squadrate legate con malta di diverso spessore.

Il guardiolo, ultimo baluardo occitano in Calabria

Studi fatti e che riguardano la lingua di Guardia Piemontese hanno cercato di identificare i gruppi di persone che ancora oggi parlano l’occitano. Sono stati quindi identificati tre gruppi distinti di abitanti.

Il primo gruppo è formato dagli over 70 che magari hanno frequentato poco la scuola. Come li definisce la linguista Irene Micari, possono essere considerati “gli Alfieri della lingua guardiola perché la struttura morfosintattica e la struttura fonetica del loro linguaggio non sembrano risentire dell’influenza dell’Italiano e del dialetto calabrese.

Al secondo gruppo appartengono le persone che hanno tra i 30 e i 60 anni. Queste sono persone che non solo hanno frequentato la scuola, ma sono andate a lavorare altrove prendendo conoscenza del dialetto calabrese e anche dell’italiano. Questa influenza ha portato a usare meno termini antiquati dell’occitano, prendendo a prestito vocaboli calabresi e italiani.

Il terzo e ultimo gruppo è formato dai giovanissimi che poco usano l’occitano. Però non dobbiamo considerarlo un difetto. Grazie a questa generazione aperta al mondo si è consapevoli del valore linguistico e unico appartenente a Guardia Piemontese e perciò la lingua è un bene da tutelare.

Porta del Sangue a Guardia Piemontese

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