Claudio Baglioni a Catanzaro: un Interludio tra “12 Note Solo” (anche Bis) e il “Premio Tenco”

Il finale del concerto di Catanzaro (fonte: pagina ufficiale Claudio Baglioni)

Se dovessi usare un vocabolo per raccogliere le emozioni più intime, come dentro un album di fotografie, mi verrebbe in mente una parola: “Interludio“. Parlando di Claudio Baglioni non è una parola casuale. Un intenditore, un esperto della sua discografia, sorriderebbe nell’udirla perchè richiama un pezzo della sua storia artistica. Ma, lo anticipo, qui il senso è meramente speculativo sebbene l’allusione sia esplicita.

Per chi non fosse esperto di musica, l’interludio è un componimento musicale formato da due parti – corale o strumentale – eseguito tra due scene. Sarebbe quello che potremmo definire un intermezzo, una parentesi, che collega due scene importanti.

Un interludio pieno di buone energie

ll grande mago è di nuovo in Calabria, a Catanzaro, dopo otto mesi dall’ultimo concerto. Il capoluogo lo ha di nuovo accolto nella elegante e bellissima cornice del Teatro Politeama “Mario Foglietti” di Catanzaro che ha acceso le sue luci in onore di un grande artista e di un pubblico che ha affollato sia la platea che i palchi, anche quelli altissimi.

Otto lunghi mesi: un intemezzo, un lasso di tempo – un interludio temporale – in cui sono successe tante cose belle a Claudio Baglioni e al suo pubblico: gli spettacoli alle Terme di Caracalla, a Roma, due concerti alla Reggia di Caserta, dove ha riproposto insieme a Geoff Westley l’album di “Strada Facendo” in chiave sinfonica, e infine l’onore di ricevere (con un bel po’ di ritardo) il prestigioso “Premio Tenco” per la sua carriera che per fortuna non è ancora finita e che regalerà altre perle.

I teatri “isole di buone energie” anche se…

Baglioni ha dimostrato, anche a Catanzaro, di essere una persona intelligente che con garbo e ironia riesce a intrattenere un pubblico, a volte inopportuno e maldestro che lo interrompe, accende i flash e le torce dei cellulari durante i suoi concerti, nonostante le esplicite richieste a non farlo. Pubblico molto maleducato che non riesce a capire che un teatro non è casa loro e che, sebbene la disponibilità di un artista possa sembrare infinita, non tutto è concesso loro. Un pubblico che non capisce che se fa perdere tempo salta la scaletta e di conseguenza l’esecuzione di alcuni brani.

C’è anche un Baglioni che riesce a stare su un palco di un teatro che a causa della crisi energetica non viene riscaldato, sottoponendo il pubblico e lo stesso artista a spiacevoli episodi in cui per ripararsi dal freddo occorre stare con il cappotto. È successo anche questo in Paese dove l’arte è messa spesso da (p)arte.

Tralasciando per un momento le critiche e le denunce, vorrei concentrarmi a parlare del bello, invece.

Motivazioni del “Premio Tenco”

Leggendo la motivazione di Paolo Talanca per il “Premio Tenco” riusciamo a capire la grandezza di un artista che è stato molto sottovalutato per anni. “Di raffinata scrittura musicale (…) ha cantato storie minime che sono di tutti e i grandi temi dell’uomo, quando con la sua Trilogia ha cercato risposte a domande universali.” Credo che basterebbe solo questo per far capire quanto un autore spesso identificato “di piccoli e grandi amori” sia abbastastanza sconosciuto al grande pubblico; che poi non sarebbe neanche una macchia parlare d’amore, anzi, molto più difficile parlare delle piccole cose, del quotidiano, che non di grandi avvenimenti, se vogliamo dirla tutta.

Ma non è così in ogni caso quando si parla di Baglioni.

Claudio Baglioni ha scritto quasi 350 canzoni. Quante ne conosce il grande pubblico? Forse 20? 30? Ecco, se incominciassimo a ragionare su questo dato di fatto capiremmo che – al di là di un grande rispetto per una carriera che ha festeggiato i suoi primi 50 anni – c’è anche un artista che è praticamente sconosciuto, ma identificato e catalogato solo per aver scritto alcune canzoni d’amore che tra l’altro sono successi che fanno parte della storia della musica popolare italiana.

Claudio Baglioni Baglioni al Politeama di Catanzaro durante il check-sound (fonte: Pagina Ufficiale Facebook Claudio Baglioni)

Da “Tanto questo non farà mai niente” a “oltre la rappresentazione del quotidiano”

Non credo sia un caso che a Baglioni sia venuto in mente di proporre, all’inizio di questo tour, la sua prima canzone che si intitola proprio “Interludio“. Un breve componimento di nicchia, ispirato alla Patetica di Beethoven, che scrisse quando aveva solo 17 anni. Era un periodo in cui il suo stile era incerto e giovanile, in cerca di una vera identità. Claudio Baglioni dal palco parla di questo periodo della sua vita in cui era in cerca di conferme, di una luce che lo potesse far uscire dalla sua timidezza e affinare una ricerca intima di emozioni e quadri da raccontare. Un artista ancora in erba etichettato da un discografico dell’epoca con un “Tanto questo non farà mai niente“. Ma “Interludio” è solo un esempio di un gruppo di canzoni da riscoprire. Lo fece durante InCanto proponendo la splendida “Il sole e la luna“, ad esempio.

Oggi è un uomo maturo, ma da ciò che scrive si capisce che non dimentica la sue radici e la sua storia. Non è stato semplice arrivare dove è ora: anni di gavetta e di delusioni anche cocenti lo hanno temprato. Oggi ha sicuramente riscattato quell’adolescente e quel bambino figlio di un “albero padre con un ramo solo”.

Baglioni va “oltre” la rappresentazione del quotidiano.

Un interludio tra passato, presente e futuro

Una delle canzoni proposte in questo nuovo giro di concerti si intitola “Io dal mare“, tratta dall’album bibbia che è “Oltre” in cui il bambino diventa uomo attraversando la vita in tutta la sua essenza. Una trilogia in cui Baglioni racconta sé stesso: uomo e artista, adulto e bambino. In questa stupenda canzone, Baglioni racconta la sua nascita. No, non sto parlando del giorno in cui è nato, ma del giorno del suo concepimento. Forse pochi artisti hanno avuto la sensibilità di cercare le risposte contenute dentro un embrione. Baglioni ha cercato di rappresentare il momento in cui i suoi genitori lo concepirono, sicuramente di fronte il mare poiché erano in viaggio di nozze a Ischia nell’agosto del 1950. Lo ha ovviamente immaginato quel momento, infatti afferma “quel mare che fu madre e che non so“, ma le immagini sono talmente evocative che non si hanno dubbi sull’autenticità dei fatti. La biologia ha dei limiti che l’arte non conosce e basta un pianoforte a rappresentare l’impossibile.

Il palco di Claudio Baglioni al Politeama di Catanzaro (fonte: Calabria Magnifica)

Claudio Baglioni è solo sul palco con i suoi strumenti. Tre, per la precisione: un pianoforte, una tastiera (pianoforte digitale) e una clavinova. Rappresentano il passato, il presente e il futuro. Si muove all’interno di questa dimensione temporale, a volte stravolgendola, legando le varie funzioni con degli “interludi” parlati in cui racconta sé stesso, ma anche un mondo fatto di emozioni, senza dimenticare il gioco.

D’altronde, in in una lingua internazionale come l’inglese, suonare si dice “to play”, non a caso, che significa anche “giocare”.

Un artista attraversa il tempo e lo racconta

Un metronomo batte il tempo, ma l’Artista di varie età lo può controllare, decidendo lui quale sia l’andamento giusto.

Ha giocato anche con la sua “Interludio”, all’inizio del tour, cambiando il testo originale come se oggi, finalmente adulto, riuscisse a trovare i limiti del Baglioni adolescente e lo aiutasse a uscire fuori da quel guscio.

Claudio Baglioni accoglie il pubblico anche nel suo privato

Questa volta l’artista ha voluto raccontare anche il dietro le quinte: dal sound-check agli alberghi. Un racconto insolito molto apprezzato da chi lo segue sui social. L’itinerante viaggio tra la gente, ma anche l’essenza di un artista, nel concreto.

Portare la propria musica in giro è un privilegio per taluni, ma è anche fatica, lontano dalla confort zone, magari.

Il pubblico applaude, lo cerca, lo riempie di regali. Mani che cercano le mani. Le sue. Le dieci dita. È ora di tornare a casa: il concerto finisce con la promessa che siamo tutti figli di un cielo bello. È ora di ritornare a percorrere i nostri sentieri e di trovare il modo – chissà – di incrociarli nuovamente.

Un ricordo del lontano 1982

Io non vorrei che questi spettacoli, ma come in genere tutti gli spettacolo di musica fossero dei posti dove dimenticare tutto quello che c’è fuori. Perché usciti di qui si ricomincia daccapo e ci sono tante cose da mettere a posto. E anzi vorrei che queste piazze, questi stadi, e tutto quello che abbiamo fatto, queste isole di buone energie potessero diventare qualcosa di più grande, magari uan penisola, magari un continente. E vorrei che, se siete stati bene, lo poteste raccontare a chi non c’è stato e dirgli che c’è la possibilità di andare avanti: evorrei che anche gli altri lo sapessero e che c’è una parola, magari banale, magari retorica, che si può non buttare via e che è sempre da tenere vicino magari seduta mentre si mangia; accanto, mentre si viaggia su un tram o seduta dietro sul sellino della moto o dove volete voi. Una parola che assomiglia molto alla parola speranza.

Claudio Baglioni

Due immagini della camera d’albergo di Catanzaro che ha ospitato Claudio Baglioni per il concerto al Politeama (fonte: Pagina ufficiale Facebook Claudio Baglioni)

Claudio Baglioni Pagina Ufficiale Facebook

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