“Hammamet”: Favino da Oscar, ma Gianni Amelio non convince la critica

Gianni Amelio e Pierfrancesco Favino sul set (fonte la repubblica)

C’è stata molta attesa per film “Hammamet”del regista catanzarese Gianni Amelio, film che esce proprio oggi nelle sale cinematografiche italiane.

In queste ore, la critica italiana si sta esprimendo in merito alla visione del prodotto cinematografico. Se alcuni sono scettici circa le scelte legate alla sceneggiatura e alla regia, c’è un parere unanime circa la bravura da Oscar di Pierfrancesco Favino che interpreta Bettino Craxi.

Vediamo di raccogliere alcuni pareri di critici cinematografici cercando di offrire più spunti a chi vorrà andare a vedere il film.

Il Regista Gianni Amelio alla presentazione del film (fonte Rai Cinema Channel)

La Repubblica – Chiara Ugolini

Applausi per l’incredibile interpretazione di Favino che, dopo Buscetta di Bellocchio, consegna qui un altro lavoro di mimesi che va ben oltre al lavoro di make-up

Amelio sa che il film tocca un tema delicato e un nervo ancora scoperto, si infiamma per dire che il film non è assolutamente un attacco a Mani pulite e che chi lo ha visto capisce perfettamente che certi discorsi sono virgolettati.

Il Fatto Quotidiano

Nella pellicola, nelle sale italiane dal 9 gennaio, il peso della storia su cui il regista vuole aggrapparsi è troppo invadente forse persino per i craxiani più convinti. Esteticamente sembra un Sorrentino di serie B, come una fidelizzazione cieca alla oramai smunta causa del leader Psi. Quella dell’attore che veste i panni dell’ex presidente del Consiglio è invece una mimesi impressionante. Clamorosa. Devastante. Una performance che, oltretutto, cancella tutto il resto del film (Davide Turrini)

Bettino Craxi, quello che non c’è nel film Hammamet: la lista della spesa delle tangenti, tra case a New York e soldi alla tv dell’amante. (Giuseppe Pipitone)

Il Corriere della Sera – Paolo Mereghetti

«Hammamet», Amelio racconta le contraddizioni di Bettino Craxi

Ritratto di uno sconfitto che non perde l’arroganza. Straordinaria prova di Pierfrancesco Favino con un finale felliniano

Amelio racconta quel periodo senza giudicare, evitando ogni possibile pregiudizio, ma rischia di appiattirsi su quello che è il vero punto di forza del film, la magistrale prova di Pierfrancesco Favino, che non solo ci restituisce il volto di Craxi (grazie al trucco prostetico di Andrea Leanza) ma sa imitare alla perfezione la voce del leader. Tanto che durante la proiezione mi sono ritrovato a chiedermi dove fosse finito l’attore, cercando di identificarlo in un battito di palpebre o nella cadenza della voce.

Ma così il film rischia di togliere forza a una possibile riflessione sulla politica italiana degenerata in spettacolo, come ci ricorda l’incontro con la rabbiosa comitiva di turisti. 

Huffingtonpost – Alessandro De Angelis

Per Amelio, Craxi non è né un esule né un latitante, ma il protagonista di un doloroso dramma umano. Anche se, e forse questo è il vero limite del film, l’unico sfondo dei ragionamenti del protagonista è sempre e soltanto la vicenda giudiziaria.

Proprio l’interpretazione di Favino è il messaggio: nella sua messa in scena perfetta, fin troppo perfetta, al limite da annullare l’attore nella maschera fino a far scomparire l’alterità, c’è il tratto nazional-popolare che rompe un assordante silenzio durato vent’anni, specchio di un paese che non sa fare i conti con la propria storia. Perché incompiuta.

Cinemaitaliano – Stefano Amadio

Dopo il dieci con lode a Pierfrancesco Favino, nella pagella di “Hammamet” possiamo trovare un nove per i truccatori e una serie di insufficienze che vanno dalla timorosa sceneggiatura, al livello di recitazione media, teatrale e scolastica, tranne che per Carpentieri e Cederna; fino a una regia accademica, datata (entrare in un personaggio non significa fargli per forza un primo piano) e senza punti di riferimento, tanto che Amelio dichiara che “la narrazione ha l’andamento di un thriller” e che “guardandolo da una certa prospettiva, Hammamet ha un andamento un po’ western e un po’ noir”. Mancano il fantasy e l’erotico e ce li abbiamo messi tutti.

In realtà “Hammamet” è solo un film senza coraggio, quel coraggio che un regista come Paolo Sorrentino ha mostrato e continua a mostrare quando racconta Andreotti o Berlusconi, facendoci percepire in ogni inquadratura l’originalità e la sua necessità di affrontare quel racconto, cosa che Gianni Amelio, per Craxi, sembra solo prendere in prestito da qualcun altro.

Wired – Nicola Niola

Ambiguo senza il fascino dell’ambiguità, tedioso e pieno di sentenze e personaggi che pontificano, il film di Amelio non riesce a dare una visione umana né politica.

La scheda del film

Il trailer ufficiale

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