Calabria, Comuni al voto: l’effetto domino che costa caro ai cittadini

Elezioni comunali
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Sindaci in Regione, Comuni alle urne: la democrazia che si paga due volte

Calabria, cinque Comuni al voto: un effetto domino che pesa sulle casse pubbliche e sulla pazienza dei cittadini

Ancora urne, ancora seggi da allestire, ancora soldi pubblici da spendere. In Calabria cinque Comuni dovranno tornare al voto dopo che i rispettivi sindaci, eletti consiglieri regionali, sono costretti a lasciare la fascia tricolore. È l’ennesima tornata elettorale in una regione dove la politica sembra girare su sé stessa, mentre la fiducia dei cittadini evapora a ogni nuova scheda elettorale.

A imporre le elezioni anticipate è l’articolo 65 del Testo Unico degli Enti Locali, che vieta di cumulare la carica di sindaco con quella di consigliere regionale. Una regola chiara, confermata dalla Corte costituzionale, che in passato ha bocciato il tentativo del Consiglio regionale calabrese di consentire il doppio incarico. Ma se la legge va rispettata, resta il problema politico – e soprattutto economico – di un sistema che costringe i Comuni a rifare da capo ciò che era già stato fatto, con un costo che si misura in denaro, tempo e pazienza collettiva.

Cinque Comuni verso le elezioni anticipate

A tornare alle urne saranno Reggio Calabria, Palmi, Cirò Marina, Castrolibero e San Giovanni in Fiore.
Nel Reggino lasciano due sindaci del centrosinistra: Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria) e Giuseppe Ranuccio (Palmi). Nel Cosentino e nel Crotonese, invece, tre esponenti del centrodestra fanno il salto verso Palazzo Campanella: Orlandino Greco (Castrolibero), Rosaria Succurro (San Giovanni in Fiore) e Sergio Ferrari (Cirò Marina).

La situazione si complica ulteriormente perché sia Succurro che Ferrari erano anche presidenti di Provincia — rispettivamente a Cosenza e Crotone — e la loro elezione in Regione costringerà anche quegli enti a rinnovarsi. Un effetto domino istituzionale che moltiplica i costi e allunga i tempi.

Lo spreco di denaro e la stanchezza dell’elettorato

Ogni tornata elettorale anticipata comporta una spesa notevole: personale, seggi, sicurezza, stampa, logistica. Una macchina costosa che si rimette in moto ogni volta, mentre i cittadini si chiedono se tutto ciò sia davvero inevitabile.
Nel frattempo, cresce il malumore per un calendario elettorale sempre più fitto e per un’affluenza che continua a calare. «È diventato un rito stanco», commenta un funzionario comunale del Reggino, «ogni volta spendiamo soldi che potremmo usare per i servizi, e intanto la gente non va più a votare».

La voce dell’editore Luigi Mussari

Sul tema interviene anche Luigi Mussari, editore della nostra testata, che non nasconde il suo disappunto: «Questa non è democrazia efficiente, è burocrazia travestita da partecipazione. Ogni elezione costa ai cittadini non solo soldi, ma fiducia. I calabresi sono stanchi di vedere politici che saltano da un incarico all’altro lasciando dietro di sé solo schede elettorali e spese inutili. La politica dovrebbe garantire stabilità, non far pagare ogni volta il conto al contribuente».

Parole che riflettono il sentimento diffuso in molti territori, dove l’ennesimo ritorno alle urne rischia di trasformarsi in un appuntamento percepito più come un fastidio che come un diritto.

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