Editoriale: Leone XIV un Papa di pace e umanità

papa Leone XIV
Papa Leone XIV

Leone XIV e la pace: un messaggio che raggiunge anche il cuore della Calabria

Oggi, nel suo primo discorso da Papa, Robert Francis Prevost, che ha scelto il nome di Leone XIV, ha fatto entrare nelle nostre case e nei nostri cuori un messaggio che non è solo religioso, ma profondamente umano. La sua voce, ancora emozionata, ha pronunciato parole che sono rimbalzate nell’aria come un invito alla riflessione e alla serenità: “Vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie, tutte le persone ovunque siano, tutti i popoli e tutta la terra”.

Già dalle sue prime parole, il Papa ha voluto tracciare un cammino di speranza e di connessione. La pace è stata la chiave di lettura di tutto il suo intervento, ed è una pace che non è solo un ideale lontano, ma qualcosa di concreto e quotidiano. Ha usato la parola “pace” ben nove volte, quasi a sottolineare quanto questa sia al centro del suo pensiero e della sua missione. Ma non una pace qualunque: «disarmata e disarmante, umile e perseverante». Un concetto che non si ferma alla superficie, ma che si radica nella volontà di costruire relazioni autentiche, sincere, senza pregiudizi.

La sua umiltà traspare in ogni parola, in ogni gesto. Non ha cercato di apparire come un leader potente o distante, ma come un uomo che desidera entrare nei cuori di chi lo ascolta con la stessa tenerezza e pazienza che si riserva agli altri quando ci si vuol bene. Mi ha colpito la sua emozione sincera, il suo viso che non ha paura di mostrarsi umano, fragile, compassionevole. In un mondo dove spesso l’empatia sembra un concetto svuotato e lontano, il Papa ci invita a recuperarla, a riscoprirla nelle piccole azioni quotidiane.

E proprio quando pensiamo che la sensibilità sia una virtù perduta, Leone XIV ci ha ricordato che “costruire ponti” è possibile, che “unirci tutti per essere un solo popolo sempre in pace” è una sfida che possiamo raccogliere. Non ci ha detto che dobbiamo essere perfetti o invincibili, ma che possiamo essere migliori, più presenti, più compassionevoli.

La sua chiamata a lavorare insieme, ad aiutarci gli uni gli altri, è un messaggio che travalica la fede e si rivolge a tutti noi. Un appello a mettere da parte le divisioni e a cercare ciò che ci unisce, che non è solo la fede religiosa, ma la nostra condizione di esseri umani.

In un tempo in cui il distacco e l’indifferenza sembrano dominare, il nuovo Papa, con il suo spirito di servizio e il suo cuore aperto, ci ha donato una lezione di umanità. La sua figura, così come il suo discorso, è una chiamata alla riflessione: come possiamo essere più sensibili, più empatici, più capaci di portare pace nelle nostre vite e in quelle degli altri?

Le parole di Leone XIV sono un invito a curarci davvero, a riprendere in mano la nostra capacità di entrare in relazione con l’altro, di abbattere muri e costruire ponti, perché la pace non è solo un obiettivo lontano, ma una pratica quotidiana che dobbiamo coltivare in ogni angolo del nostro essere.