Dal caffè a 87 centesimi del 2020 ai quasi 2 euro previsti per fine 2025: come inflazione, clima e nuove regole Ue hanno fatto lievitare il prezzo della tazzina
Il costo di un espresso al bar continua a crescere e, secondo le stime del Centro studi di Unimpresa, entro la fine del 2025 potrebbe toccare i 2 euro. Un rincaro notevole se si pensa che nel 2020 il prezzo medio era di appena 0,87 euro, salito a 1,30 nel 2024 e stabilizzato attorno a 1,22 nel 2025.
Le ragioni di questa impennata sono molteplici: i cambiamenti climatici che hanno ridotto i raccolti nei grandi paesi produttori come Brasile e Vietnam, l’aumento dei costi energetici e logistici, l’inflazione e le nuove regole europee in materia di sostenibilità. Tutti questi fattori hanno fatto lievitare fino all’80% il prezzo del caffè verde nel 2024, con inevitabili ripercussioni sull’intera filiera.
Nord e Sud a confronto
Il rincaro, però, non è omogeneo. Al Nord – in province come Bolzano e Trento – una tazzina ha già raggiunto quota 1,43 euro, mentre al Sud il caffè rimane più economico. A Catanzaro, ad esempio, il prezzo medio è ancora intorno ai 99 centesimi, segno che le dinamiche locali e le abitudini di consumo influenzano notevolmente il costo finale di un prodotto simbolo della quotidianità italiana.
Un rito a rischio “lusso”
Nonostante l’aumento dei prezzi, il mercato resta solido: gli italiani consumano ogni anno oltre 327 milioni di chili di caffè verde, per un giro d’affari da 5,2 miliardi di euro destinato a superare i 6 miliardi entro il 2030. In forte espansione anche capsule e cialde, che oggi pesano per oltre il 16% delle vendite nella grande distribuzione.
Mariagrazia Lupo Albore, direttore generale di Unimpresa, ricorda però che il caffè non è solo un bene di consumo, ma un vero e proprio rito sociale. “Se i prezzi continueranno a crescere – avverte – rischiamo di trasformare un’abitudine democratica in un lusso per pochi”. Le prospettive restano incerte: mentre nel breve termine i rincari sembrano inevitabili, dal 2026 non si esclude una correzione al ribasso, legata al miglioramento dei raccolti e a un possibile allentamento delle regole ambientali.


















