Scoperta scientifica dell’Università Magna Graecia svela un legame molecolare tra demenza e diabete: la proteina HMGA1 come chiave per comprendere le malattie neurodegenerative e metaboliche
Un’innovativa ricerca condotta dal professor Andrea Brunetti e dal suo team di studiosi dell’Università Magna Graecia di Catanzaro ha rivelato un nuovo legame molecolare tra le malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, e il diabete di tipo 2. Lo studio, pubblicato recentemente sulla rinomata rivista Lancet eBioMedicine, offre nuovi spunti sulla comprensione di come la resistenza insulinica possa influenzare lo sviluppo di malattie cerebrali degenerative.
Un passo importante nella ricerca sulle tauopatie
Le tauopatie, che includono la malattia di Alzheimer, sono patologie caratterizzate dall’accumulo della proteina tau all’interno dei neuroni, con conseguente deterioramento delle funzioni cognitive. A lungo, gli esperti hanno ipotizzato l’esistenza di un legame tra queste malattie e patologie metaboliche come il diabete di tipo 2, suggerendo che potrebbero condividere basi genetiche comuni.
Il gruppo di ricerca guidato dal professor Brunetti ha approfondito questa connessione, concentrandosi su un’importante proteina nucleare, l’HMGA1. Quest’ultima è stata definita un “interruttore biologico” per la sua capacità di regolare il gene del recettore dell’insulina, una funzione cruciale nel metabolismo corporeo. In precedenti studi, il team aveva identificato una variante genetica, la rs146052672, che riduce la produzione di HMGA1, aumentando il rischio di diabete e altri disturbi metabolici.
La proteina tau e il ruolo di HMGA1
Nel nuovo studio, i ricercatori hanno evidenziato come livelli bassi di HMGA1 contribuiscano all’eccessiva produzione di proteina tau. Questo fenomeno è stato osservato in diversi modelli sperimentali, sia in laboratorio che in vivo, oltre che in pazienti con diagnosi di demenza. La mancanza di HMGA1, infatti, sembra favorire l’accumulo della proteina tau nel cervello, accelerando i processi neurodegenerativi.
«I nostri risultati ci portano a un nuovo modello patogenetico», ha affermato il professor Brunetti, «che non solo chiarisce il legame tra diabete e Alzheimer, ma svela anche le basi molecolari comuni che uniscono queste due malattie. Comprendere il ruolo di HMGA1 potrebbe, infatti, aprire la strada a trattamenti innovativi sia per il diabete che per le malattie neurodegenerative».
Un approccio multidisciplinare
Lo studio rappresenta il culmine di una collaborazione tra l’Università Magna Graecia di Catanzaro e numerosi altri centri di ricerca in Italia e in Europa, segnalando un importante progresso nel campo delle neuroscienze e della medicina metabolica. Questo lavoro multidisciplinare, infatti, non solo arricchisce la comprensione dei legami tra metabolismo e neurodegenerazione, ma getta anche le basi per future strategie terapeutiche.
La ricerca si inserisce in un contesto di crescente interesse per il trattamento congiunto di malattie metaboliche e neurodegenerative, un ambito in cui si spera che scoperte come questa possano avere un impatto significativo sulle opzioni terapeutiche disponibili per i pazienti.
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