La legge 194 ha 45 anni, ma l’aborto non è ancora un diritto

Donna in attesa

Dopo anni di proteste e battaglie nelle piazze italiane, il 22 maggio 1978 la legge 194 viene approvata. Sembra finalmente un passo avanti per il diritto delle donne in tema di aborto, ma le cose ancora oggi non sono ancora perfette.

Sono passati dunque 45 anni da quel giorno. Ma poiché è un tema che tocca altre sfaccettature come quella dell’etica e della morale, tutt’ora il diritto all’aborto non è completamente garantito in tutta Italia.

Con gli obiettori di coscienza l’interruzione di gravidanza è davvero un diritto?

Nonostante l’istituzione della legge 194, le donne sin dall’inizio hanno dovuto affrontare delle grosse difficoltà nell’accedere ai servizi sanitari.

L’interruzione della gravidanza è abbastanza difficile visto il grande numero di obiettori di coscienza presenti in Italia. 

Ancora oggi, il 70% dei ginecologi, si dichiara contrario all’interruzione di gravidanza, rifiutandosi di rispettare il dovere come medico in quanto contrario alle propria coscienza in tematiche etiche, morali o religiose.

Un medico obiettore di coscienza opera solo se l’intervento è indispensabile e per salvare la vita della donna.

Infatti, la legge 194 garantisce l’obiezione di coscienza, ma non specifica le modalità nel praticare l’aborto e garantire il diritto alla donna, in quanto lascia spazio alla volontà del medico senza un limite operativo effettivo.

Secondo la legge 194 del 1978 tutte le interruzioni volontarie della gravidanza sono “terapeutiche”, poiché l’aborto è ammesso solo nei casi in cui la gravidanza o il parto costituiscano un pericolo per la salute fisica o psichica della donna, entro i primi 90 giorni di gestazione.

Ecografia

I dati statistici sull’aborto in Italia

Non in tutte le regioni italiane l’aborto è garantito con le stesse modalità.

La percentuale di aborti farmacologici sul totale delle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) sono in numero e modalità diverse lungo tutta la penisola.

Le pillole abortive vengono consegnate alle donne senza prescrizione medica (per le maggiorenni questo avviene dal 2015 e per le minorenni dal 2020) ma a pagamento. Costano tra i 16 e i 26 euro.

Si abortisce molto di più al nord e al centro dell’Italia. Il nord ha un tasso del 6.3 mentre il centro lo supera leggermente del 6.4.

Al sud e nelle isole, il tasso è invece pari al 5.6 e al 4.9.

Le eccezioni riguardano la provincia Autonoma di Bolzano (4,6), il Veneto (4,6) e le Marche (4,9) nel Centro-Nord e la Puglia (7,2) al Sud.

Varia molto invece il tasso degli obiettori di coscienza che ovviamente al sud sono molti di più. 

Tempi di attesa per l’aborto e risvolti psicologici nelle donne

L’aborto in Italia rientra nei servizi e nelle prestazioni che il Servizio Sanitario Nazionale. 

L’interruzione della gravidanza dovrebbe avere sempre carattere d’urgenza, ma in alcune regioni il tempo d’attesa è superiore ai 7 giorni dopo la prima visita ginecologica.

Il tempo di attesa lungo non è solo un problema da un punto di vista prettamente sanitario.

L’aborto comporta anche dei problemi di carattere psicologico che una lunga attesa potrebbe aggravare.

Senso di colpa, ansia, angoscia, tristezza, depressione, abuso di alcol e droghe, autolesionismo, totale perdita di autostima. Questi sono solo alcuni degli effetti frequenti e devastanti che si manifestano nelle donne che hanno scelto di interrompere una gravidanza.

Donne durante una manifestazione

Storia di un diritto ancora difficile da rispettare

Fino alla metà degli anni ’70, l’aborto era praticato illegalmente ed era perseguibile anche penalmente. Erano tante le donne si sottoponevano a interventi pericolosi da parte di ostetriche senza scrupoli e senza alcuna istruzione, recando gravissimi danni alla loro salute.

Nel 1971 la Corte Costituzionale italiana dichiara illegittimo l’articolo 553 del codice penale che riconosceva reato la propaganda dei contraccettivi. Negli stessi giorni viene presentato il disegno della legge a favore dell’aborto, ma non verrà mai discusso.

Pillola contraccettiva un modo per evitare la gravidanza e quindi l’aborto

Nel 1975 il socialista Loris Fortuna presenta un nuovo progetto di legge appoggiato anche dai Radicali e dal Movimento di Liberazione della Donna.

Negli anni a seguire, saranno ben sei le proposte di legge sull’aborto, ma verrà approvata solo nel 1978 proposta dai partiti di sinistra, liberal-capitalisti e radicale.

Recentemente, il diritto all’aborto è tornato a essere protagonista perché la premier Giorgia Meloni aveva messo in discussione la legge 194 dichiarando: «No, vogliamo dare alle donne che pensano che l’aborto sia l’unica scelta che hanno il diritto di fare una scelta diversa. Non voglio abolire la 194, non voglio modificarla, ma applicarla integralmente anche nella parte che riguarda la prevenzione. Il che significa aggiungere diritti non toglierli

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Interruzione volontaria di gravidanza. Sito Ministero della Salute