L’esperto risponde: “Vendo un sito con Escrow.com, contratto in italiano e foro UK. Che rischi corro?”
All’interno della nostra rubrica L’esperto risponde, riceviamo spesso domande pratiche da parte di lettori che operano nel mondo digitale. Questa settimana ci ha scritto Marco (nome di fantasia), con un quesito particolarmente interessante e attuale:
“Devo vendere un sito web e mi propongono di usare Escrow.com. Il contratto però è in italiano, mentre la giurisdizione indicata è quella del Regno Unito. Che rischi corro?”
Una domanda semplice solo in apparenza, che apre la porta a una serie di riflessioni legali e operative importanti quando si vende un sito. Vediamo insieme quali sono gli aspetti da considerare prima di firmare un contratto di questo tipo. LEGGI ANCHE: Hai un sito di successo? Ecco quanto potrebbe valere sul mercato
Escrow.com è sicuro, ma non risolve tutto
Escrow.com è una piattaforma largamente utilizzata per gestire in sicurezza pagamenti legati a compravendite online. Le somme vengono custodite da un soggetto terzo fino a quando entrambe le parti non confermano che le condizioni dell’accordo sono state rispettate.
Tuttavia, la sicurezza del pagamento non elimina i rischi legati al contenuto del contratto e alla giurisdizione indicata. E qui iniziano le criticità.
Contratto in italiano, giurisdizione nel Regno Unito
Il primo problema è la lingua del contratto. Se il documento è redatto solo in italiano, ma la sede della controversia legale è indicata nel Regno Unito, si crea un potenziale conflitto. In caso di lite, un giudice britannico potrebbe richiedere una traduzione certificata dell’intero testo. Traduzione che comporta costi, tempi e possibili malintesi interpretativi.
In secondo luogo, la legge applicabile potrebbe non essere esplicitamente indicata. Questo può creare confusione su quali norme regolarebbero la validità o l’interpretazione del contratto: il diritto italiano, in base alla lingua e alla nazionalità del venditore? Oppure il diritto britannico, in base al foro scelto? La risposta non è sempre scontata.
Infine, in caso di controversia, sarà necessario difendersi davanti a un tribunale del Regno Unito, con evidenti complicazioni logistiche ed economiche, soprattutto per chi vive e lavora in Italia.
Clausole standard o imposte: attenzione
Molti venditori si affidano a modelli contrattuali suggeriti dalla controparte o scaricati online, senza approfondire la reale portata delle clausole. Indicare un foro estero senza comprenderne le implicazioni può trasformarsi in un serio problema, soprattutto se la controparte risulta poco collaborativa o agisce in malafede.
Cosa conviene fare prima di firmare
In casi come questo, il consiglio è sempre quello di:
- Verificare l’identità e l’affidabilità della controparte.
- Pretendere un contratto bilingue (italiano e inglese), con una clausola che specifichi in modo chiaro quale legge è applicabile.
- Riflettere attentamente prima di accettare un foro estero come sede competente per eventuali controversie.
- Rivolgersi a un consulente legale o a un esperto del settore, specialmente se l’importo in gioco è rilevante.
Vendi un sito? Attenzione al foro competente | Parola di esperto
Internet offre grandi opportunità, ma comporta anche rischi reali. Un contratto apparentemente semplice può nascondere clausole che, in caso di problemi, complicano notevolmente la possibilità di far valere i propri diritti.
Prima di firmare un accordo, è fondamentale informarsi, capire con chi si sta trattando e valutare ogni dettaglio. La prudenza è sempre la miglior difesa contro possibili truffe o controversie che possono rivelarsi costose e difficili da gestire.
Se anche tu hai un dubbio o una situazione complessa nel mondo del digitale, scrivici a: redazione@calabriamagnifica.it. Ogni settimana selezioniamo le domande più interessanti per approfondirle con competenza e chiarezza nella nostra rubrica L’esperto risponde.
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