Ferrovie dello Stato avvia il più grande piano di investimenti degli ultimi anni: 100 miliardi per 44 opere strategiche, con la Salerno – Reggio Calabria tra le priorità per rilanciare il Sud
Con un investimento complessivo di circa 100 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, il sistema ferroviario italiano si prepara a vivere una delle più grandi trasformazioni della sua storia recente. È il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane a guidare questo imponente piano di rilancio, con l’obiettivo di migliorare accessibilità, velocità e sostenibilità della mobilità su rotaia.
Secondo quanto riportato da Avvenire, ben il 62% delle risorse sarà destinato al potenziamento delle infrastrutture, elemento chiave per rendere il trasporto ferroviario una valida alternativa alla mobilità su gomma, con ricadute positive sia ambientali che economiche.
Un piano nazionale, un’opportunità per il Sud
Attualmente sono 44 le opere in fase di realizzazione, di cui 26 finanziate direttamente attraverso i fondi del PNRR. Tra i cantieri più rilevanti figurano l’asse Brescia-Verona-Padova, la Napoli-Bari – la più avanzata tra le infrastrutture nel Mezzogiorno – e, soprattutto, la linea Salerno-Reggio Calabria.
Quest’ultima rappresenta un nodo strategico per la connessione tra il Nord e il Sud del Paese, sia per il traffico passeggeri che per quello merci. Gli interventi previsti sulla tratta permetteranno un netto miglioramento dell’accessibilità ferroviaria, aprendo la strada a nuovi flussi di mobilità lungo l’intera dorsale tirrenica e favorendo i collegamenti verso Calabria e Sicilia.
Cantieri da record
Il ritmo dei lavori è già impressionante: nel 2025 si registrano circa 1.200 cantieri attivi in tutta Italia, un numero mai raggiunto prima. Per confronto, nel 2020 se ne contavano 983 e nel 2023 mille. Di questi, 500 riguardano attività di manutenzione ordinaria e straordinaria, mentre i restanti 700 sono destinati a nuove infrastrutture.
Il progetto, oltre a rappresentare una svolta per il sistema dei trasporti, promette anche un impatto positivo in termini occupazionali e di sviluppo economico, soprattutto nelle regioni meridionali, storicamente penalizzate da una rete ferroviaria meno efficiente.
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