Cisal: “La Regione Calabria riconosca dignità agli otto autisti della Protezione Civile”

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Ciascun datore di lavoro ha il dovere di tutelare i propri dipendenti. E’ un principio che affonda le proprie radici nella Carta Costituzionale che non pone alcuna distinzione tra lavoratore pubblico e privato.

Tale principio, però, non sempre trova applicazione in Regione Calabria, dove non tutti i subordinati vivono le giuste condizioni che li facciano sentire parte integrante di uno stesso organismo e di conseguenza adeguatamente tutelati.

E’ il caso di otto autisti appartenenti al Dipartimento della Protezione Civile sin dal 1984 che da un giorno all’altro si son visti trasferiti in altri luoghi dell’ente regionale, senza ricevere alcuna informazione nè motivazione su una decisione che li riguarda direttamente. La CISAL, infatti, non si spiega per quale ragione, dopo così tanti anni, tali lavoratori siano stati ritenuti, improvvisamente, non più necessari ed adatti a svolgere la mansione per la quale si trovano al servizio del suddetto dipartimento.

Si tratta di Miglio Vincenzo di anni 52, Servino Carmine e Spadafora Carmine di anni 57, Grande Evelino e Catalano Giuseppe di anni 62, Cavarretta Salvatore e Folino Carmine di anni 57 e Ardimento Francesco di anni 55 per i quali il Dirigente di Settore del Dipartimento “Organizzazione, Risorse Umane-Controlli” avv. Sergio Tassone, già in data 3 agosto 2016, decretava il trasferimento ai Dipartimenti “Agricoltura e Risorse Agroalimentari” e “Sviluppo Economico, Lavoro, Formazione e Politiche Sociali” che ne chiedevano l’assegnazione per esigenze di servizio.

Di quali esigenze si tratti non è dato ancora saperlo. E’ certo, però, che con tale decreto  si dava seguito alla nota n. 163237 del 19 maggio 2016, emanata dal Dirigente della U.O.A. “Protezione Civile” dott. Carlo Tansi, che richiedeva la ricollocazione dei dipendenti, ritenendoli “non necessari” all’espletamento di attività presso il dipartimento a cui erano stati assegnati da 32 anni or sono.

Nel mese di ottobre, accadeva un fatto che urtava oltremodo la sensibilità del sindacato e la personalità dei lavoratori. In attesa di attuazione del decreto di trasferimento, il Dirigente di Protezione Civile, in preda ad ingiustificata urgenza, pensava di disporre gli stessi nella Sala Ristorazione.

Ebbene si, non è uno scherzo. Forse in Regione Calabria non esistono luoghi idonei ad accogliere i dipendenti? Un atto non digerito dalla CISAL che ha da subito contestato verbalmente quanto stava accadendo, ritenendo tale scelta inadeguata. Il luogo, infatti, a cui venivano destinati gli autisti nasce per rispondere ad una funzione diversa rispetto a quella di un ufficio e pertanto inadatto alle esigenze lavorative. Un luogo, soprattutto, inopportuno a garantire la dignità delle persone in questione, così come specificato dallo stesso Dipartimento Organizzazione del Personale nella mail di risposta alle rimostranze del sindacato.

Se tale trasferimento era proprio necessario ed inevitabile, afferma la CISAL, allora sarebbe stato giusto collocare i dipendenti in uffici arredati del materiale necessario ed occorrente per lo svolgimento della mansione che sarebbe stata loro affidata, ma così non è stato.

Mai tali lavoratori avrebbero potuto pensare, dopo anni di esperienza ed al servizio della Regione, di essere così maltrattati ed umiliati persino tramite un post apparso su Facebook il 3 agosto u.s., né mai avrebbero pensato che a pochi anni dal pensionamento avrebbero dovuto mutare le loro mansioni avendo svolto dal 1998, così come da Delibera n. 4572, la specifica funzione di autisti.

Ma non è tutto, perché le sorprese non finiscono qui.

Il 10 novembre u.s. gli otto conducenti al servizio della Protezione Civile ricevevano una nota di attuazione del decreto di trasferimento e venivano così allocati in numero di quattro in un corridoio del Dipartimento “Sviluppo Economico, Lavoro, Formazione e Politiche Sociali” e gli ulteriori quattro in un corridoio del Dipartimento “Agricoltura e Risorse Agroalimentari”; questi ultimi, tra l’altro, si trovano di fianco alla porta del bagno riservata alle donne, così come testimoniano le foto allegate.

Orbene, come è possibile assumere questo tipo di decisione senza un minimo di criterio logico? E’ chiaro, afferma la CISAL, che si stanno adottando dei provvedimenti senza alcuna programmazione, ma soprattutto senza pensare di dover fare attenzione a non calpestare la dignità del personale.

La suddetta O.S., infatti, vuole porre l’accento proprio sul riconoscimento della dignità e della personalità del lavoratore, perché il lavoro investe la persona nella sua dimensione sociale e non può offenderla né mortificarla.

Si tratta di uomini che da troppo tempo, ormai, non sanno più che ruolo ricoprire, spaesati e sconcertati da un “modus operandi” approssimativo ed illogico che indigna e distrugge non solo la loro immagine, ma della stessa P.A. che si dimostra, ancora una volta, incapace ed indifferente a risolvere questioni che intaccano i valori di libertà, dignità e riservatezza, così come la rilevanza della condizione di benessere psico-fisico del lavoratore.

Detto ciò, la CISAL, pretende sapere quali motivi vi sono alla base dei provvedimenti assunti e poiché l’art. 2103 del c.c. stabilisce che “il dipendente non può essere trasferito da una attività produttiva ad un’altra senza comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive” chiede al Vicepresidente con delega al Personale, prof. Antonio Viscomi, al Dirigente Generale e di Settore del Dipartimento “Organizzazione, Risorse Umane-Controlli” rispettivamente avv. Bruno Zito ed avv. Sergio Tassone, quali siano le effettive esigenze di servizio per le quali tali dipendenti siano stati trasferiti a dipartimenti diversi da quello di appartenenza e quali le comprovate ragioni di cui all’art. 2103 c.c. visto e considerato che fino a questo momento non è dato leggere su alcun documento le precise determinazioni che permettono e legittimano l’adozione del provvedimento in esame.

In secondo luogo la O.S. reclama con forza che sia restituita dignità, in tempi celeri, a tali dipendenti, soprattutto alla luce dell’incontro avvenuto ieri con il Capo di Gabinetto, avv. Gaetano Pignanelli, che ha dimostrato di voler interessarsi personalmente della vicenda affinché si addivenga ad una soluzione definitiva.

Il sindacato, a tal fine, si augura di non dover assistere più ad un modo di fare così superficiale e scoordinato che palesa disinteresse e non fa il bene dei lavoratori.

CISAL  (Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori)