Collins 2020, lockdown e le parole più usate dell’anno

coronavirus, covid 19
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Lockdown: alzi la mano chi non ha mai usato o solo sentito questa parola nel 2020. A meno che non veniate da un altro pianeta, è fuori discussione il suo uso e magari abuso durante questa pandemia.

Ma quali sono le parole e magari i neologismi di questo catastrofico 2020?

Collins: “Word of the year 2020The year of lockdown  by David Shariatmadari

Parole 2020 (fonte sololibri)

Il famoso dizionario della lingua inglese Collins ha scelto come parola dell’anno “lockdown“. Secondo i lessicografi “il lockdown ha influenzato il modo in cui lavoriamo, studiamo, facciamo acquisti e socializziamo”.

Il consulente linguistico Helen Newsted ha affermato che: “Con molti paesi che entrano in un secondo lockdown, non è una parola dell’anno da celebrare ma, forse, è quella che riassume l’anno per la maggior parte del mondo”.

Sempre il Collins definisce il lockdown come “l’imposizione di severe restrizioni sui viaggi, interazione sociale e accesso agli spazi pubblici”.

Nel 2020, ha visto più di 250 milioni di utilizzi del termine, contro i soli 4.000 del 2019.

Come era prevedibile, la pandemia ha influenzato l’uso della lingua parlata e scritta e ben sei delle 10 parole dell’anno dell’edizione 2020 Collins sono legate alla crisi sanitaria mondiale.

Lockdown e le altre… sorelle

Oltre al conseguentemente logico “Coronavirus“, le altre parole sono: “furlough” (congedo non retribuito), “key worker” (lavoratore essenziale), “self-isolate” (auto-isolarsi), “social distancing” (distanziamento sociale).

Solo la locuzione “lavoratore essenziale” ha visto un aumento di 60 volte nell’utilizzo. Ciò ha aumentato l’importanza virtualmente attribuita alle professioni considerate importanti per la società nel contesto della pandemia.

Secondo il Collins, il coronavirus è: “uno qualsiasi di un gruppo di virus contenenti RNA che possono causare malattie infettive delle vie respiratorie, incluso COVID-19″. 

Le altre parole tra le dieci più usate del 2020 sfociano nei fenomeni sociali e politici del 2020. Ad esempio c’è “BLM” che è l’acronimo del movimento Usa contro la discriminazione razziale e le violenze della polizia Black Lives Matter. Spesso l’abbiamo visto usato come hashtag sui social media, il cui uso è risultato quintuplicato.

Poi abbiamo  “Megxit“, il termine preso in prestito da Brexit per descrivere il “divorzio” di Harry e Meghan con la casa reale britannica.

Ci sono infine i social media. “TikToker“, utente della piattaforma TikTok e infine “mukbang“, un neologismo creato in Corea del Sud che descrive chi posta video di sé stesso mentre ingurgita esagerate quantità di cibo.

Da dove nascono le parole: il professore Antonio Cerasa ospite del Festival d’Autunno