Lamezia: Stadio Carlei, una cattedrale nel deserto

Stadio Carlei, Lamezia Terme

Percorrendo la strada statale 280 in direzione Lamezia terme, se si volge lo sguardo verso la destra, si può “ammirare” una struttura enorme ed abbandonata che è lo stadio intitolato ad Antonio Carlei, storico direttore sportivo della Vigor Lamezia.

“Inaugurato” il 14 maggio del 1999, in quasi vent’anni di storia, non è stato mai completato ed è caduto sin da subito in disuso. Negli ultimi anni, sono stati utilizzati solo i parcheggi attigui allo stesso come punto di raccolta per i tifosi che avrebbero dovuto raggiungere lo stadio “ufficiale” di Lamezia Terme, il “D’Ippolito”.

Perché si è arrivati ad una tale condizione?

Purtroppo, come avviene per molte strutture del genere, il loro fine non è essere funzionali al luogo in cui si trovano ma servono soltanto per sprecare il denaro pubblico. Poco importa se verranno ultimati, l’importante è che, agli occhi dei cittadini, si sia fatto qualcosa. Lo stadio, nel mese di dicembre, con l’approvazione delle linee programmatiche provinciali 2018-2022, è diventato di competenza regionale permanendo in gestione della provincia. Questo cambio di rotta, dopo anni di promesse da parte dell’ex presidente della provincia di Catanzaro, Enzo Bruno, potrebbe segnare una svolta nella storia, mai iniziata realmente, della struttura.

Cosa si potrebbe fare in quest’area?

Non incidendo direttamente sulle casse della provincia, quest’ultima potrebbe finalmente pensare di riqualificare l’area. L’idea principale, che si è perpetrata negli anni, è quella di creare un’area per i grandi eventi, grazie alla facilità nel raggiungimento della stessa per la sua viabilità. La seconda ipotesi, invece, sarebbe legata direttamente al suo scopo principale: creare un’area polisportiva provinciale, con il Carlei e il nuovo palazzetto sportivo in via di ultimazione. Entro il 2022, si spera, dovrebbero arrivare delle risposte concrete a questo quesito che, i cittadini, si pongono da vent’anni.

D’ora in avanti, toccherà a Sergio Abramo fare leva sulla regione per sbloccare i fondi necessari per mettere a frutto le idee. Sarà importante, altresì, non utilizzarli per dare vita a nuove cattedrali nel deserto perché, la Calabria, ne ha fin troppe.