La notizia dell’incendio del villaggio Eucaliptus di Simeri a qualcuno ha ricordato il triste episodio dell’incendio del Villaggio Guglielmo, a Copanello, avvenuto qualche anno fa.
Apprendere ora della chiusura forse definitiva di questo ultimo rende ancora più triste la notizia che appare come l’ennesima sconfitta della imprenditorialità catanzarese.
Costruito cinquant’anni fa dalla felice intuizione dell’imprenditore Guglielmo Papaleo, famoso anche per lo stabilimento della torrefazione adiacente, il Villaggio Guglielmo è storia. Storia di estati passate a godere lo splendido scorcio di mare, storia di passaggi di Vip negli anni Settanta, gente dello spettacolo e non, che ha soggiornato nella signorile residenza dal giardino curatissimo e che magari ha sorseggiato un Martini sul bordo della piscina.
Nulla di tutto ciò esisterà più. Niente più soggiorni in completo relax, niente più serate di artisti famosi, niente più autografi per strada, niente più turisti. Niente più estati spensierate. Finisce una favola.
Lo scenario che vedremo percorrendo la stradina che porta a Copanello e alla rotonda sarà ancora più demoralizzante. Un cancelletto chiuso per sempre. Quello stesso che preservava la privacy degli ospiti che cercavano un ambiente raffinato e lontano dal chiasso esterno.
Già lo scorso anno abbiamo assistito alla parola fine del Rebus. Altra perla degli anni Settanta la cui chiusura ha lasciato basiti i nostalgici, il cui edificio resta a guardia della sottostante spiaggetta di Caminia e testimone dello scenario bellissimo di Torrazzo.
Pezzo dopo pezzo si sta sgretolando un mondo.
C’è da chiedersi cosa stia succedendo a un posto che ha fatto sognare generazioni, che ha regalato emozioni e ricordi, per molti indelebili. Quali errori sono stati fatti e come potervi rimediare. Qual è la strada da seguire.
Copanello non può essere abbandonato al declino. Sembra che la parte imprenditoriale stia subendo una crisi profonda che non lascia scampo.
Ci si augura che il mondo della politica non resti estraneo a questo crepuscolo. Che la gente comune, i catanzaresi e non, si attivi affinché Copanello torni agli splendori. Che imprenditori dotati di lungimiranza, caparbietà e… amore possano instillare elisir di vita.
Salvare le attività commerciali della costa significa anche offrire posti di lavoro, incrementare il turismo. Non è poco.
Di tramonti ne vogliamo godere ancora, ma in riva al mare. Tra risate e musica dal vivo, come una volta.
Si può e si deve ripartire. Come l’araba fenice, l’uccello di fuoco, che risorgeva dalle fiamme e dalle acque per rinascere a vita nuova.
Da dove?
Intanto, Madre Natura è stata generosa con noi. Copanello resta un posto incantevole.
Ripartire da qui. Dai suoi scogli, dalle vasche, dalle strutture esistenti che potrebbero rivivere giorni migliori.
Noi ci crediamo.
Se anche popoli antichi hanno scelto Copanello e la sua bellezza, nel passato, il futuro potrà essere migliore.
A un tramonto segue sempre un’alba. E sappiamo quanto sia bello il cielo sullo ionio al sorgere del sole.
Post fata resurgo.
Annamaria Gnisci