“La scorta siamo noi”: solidarietà per Liliana Segre

Senatrice a vita Liliana Segre

La senatrice a vita Liliana Segre è provata e addolorata, segnata dagli insulti e dalle minacce ricevuti e la Prefettura di Milano ha deciso di assegnarle la scorta

Sembra paradossale eppure è così. Liliana Segre, Senatrice a vita, superstite di Auschwitz-Birkenau, vissuta nell’Italia delle leggi razziali e delle deportazioni, è costretta a subire nell’Italia di oggi ancora odio e, a 89 anni, ad avere una scorta.

Una tutela contro gli “haters” per una donna che ha già conosciuto gli orrori dei campi nazisti.

“Forse è troppo”, ha detto la Senatrice a chi le sta accanto, non nascondendo la tentazione di abbandonare la guida della neonata Commissione contro l’antisemitismo, il razzismo, l’odio e la violenza.

Ma proprio i familiari, l’assistente della Senatrice a vita in queste ore stanno cercando di persuaderla che non si può fare a meno del valore simbolico della sua presenza. Che questo passo indietro significherebbe darla vinta agli altri, agli “haters” appunto.

Un clima di tensione

Il clima resta teso, dentro e soprattutto fuori dal Palazzo. L’odio non si è fermato, semmai è cresciuto. In questi giorni centinaia di messaggi d’odio via social. L’astensione del Centrodestra alla “sua” Commissione contro il razzismo. Uno striscione di Forza Nuova è apparso martedì mattina di fronte al Municipio, poco prima che iniziasse l’incontro di Liliana Segre e di don Gino Rigoldi con gli studenti del quartiere. “Sala ordina, l’antifa agisce. Il popolo subisce“, recitava lo striscione, con la firma del partito di estrema destra.

La decisione del prefetto milanese su impulso del ministero dell’Interno

Così il Comitato per l’ordine e la sicurezza sotto il coordinamento del prefetto milanese Renato Saccone e su impulso del ministero dell’Interno ha optato per accelerare sulla tutela della Senatrice.

Un livello di scorta con un’auto e due carabinieri: quella di giovedì è stata la prima giornata della Senatrice a vita, protetta da due carabinieri del Comando provinciale di Milano. Lei li prende a braccetto e, con loro al fianco, non smette di portare avanti la sua agenda sempre fitta di impegni.

Anche se ammette:”Sono stanca, ho bisogno di riposare”, dichiara in un’intervista all’uscita dalla Scala di Milano.

Le ultime settimane sono state pesanti anche per una tenace come lei. Trova comunque la forza per una battuta: “Fotografate le belle ragazze, non me“, sorride.

La forza e la determinazione in realtà non le mancano: Liliana Segre è un esempio di dignità per tutti noi, sempre. Ha raccontato più volte:”Io l’ho vista la forza dell’impossibile”.”La forza di voler vivere, anche dove l’umanità si era persa”.

E così eccola giovedì, dopo la mostra, fare una breve passeggiata in Galleria, nel cuore della sua Milano.

La scorta siamo noi

Anche se non possiamo affermare “la storia siamo noi”, come canta Francesco De Gregori, perché a quanto pare, visto i recenti (ormai non tanto recenti) episodi di odio, violenza e razzismo che si stanno verificando a macchia d’olio in tutto il Paese (a partire dagli stadio di calcio, per passare tra le piazze italiane e per finire nelle sale e nei dibattiti politici), non possiamo certo dire di avere memoria della storia.

Sembra che la storia non ci abbia insegnato niente.

Sembra di essere tornati indietro nel tempo. C’è un Deficit in Italia e non mi riferisco al Bilancio economico e finanziario e al debito che il nostro Paese deve risanare in Europa. C’è un “deficit di umanità”.

Ma se è vero che sulla rete, per le strade, sono tante “le persone che odiano”, è pur vero che sono presenti anche quelle “persone che amano”. E allora la “scorta siamo noi”: dobbiamo esserlo. Non possiamo permetterci di rimanere indifferenti di fronte a certi episodi.

Dobbiamo “dare un calcio al pallone del razzismo” e lanciarlo fuori, al di là del “nostro campo”. Dobbiamo combattere e andare contro una corrente che sta divenendo sempre più forte, troppe volte sottovalutata ed impunita.

E su questo dovremmo essere tutti d’accordo. Non ci dovrebbero essere divisioni di partito. Tutto questo dovrebbe essere alla base di una società civile. Ma purtroppo ancora oggi così non è.