Storia di Luca B. : quando a fare bullismo è la mamma

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Luca è stato un bambino, un giorno. O forse lo è ancora, alla ricerca di spensieratezza e fiducia.

Ma come ci si può fidare degli altri quando ci si deve difendere dalla propria madre?

Il bullismo è tossico. È una forma di violenza che va oltre la semplice cattiveria, è ignoranza, disagio sociale e psicologico. Detto ciò, non può essere giustificato perché denigra e spesso fa sentire sbagliato chi lo subisce. Nessuno può arrogarsi il diritto di umiliare, di offendere e di prevaricare su un’altra persona in nome di uno scherzo, di un gioco o di un proprio deficit.

Il bullismo non è mai giusto.

Spesso leggiamo storie di bambini mortificati e feriti nei sentimenti da compagni di classe o di (finti) amici.

E se invece il bullismo fosse attuato anche all’interno di una famiglia?

Lo scenario sarebbe ancora più drammatico perché la famiglia dovrebbe essere un punto fermo per ognuno di noi, un rifugio. Una madre o un padre, una sorella o un fratello dovrebbero essere dei porti di mare dove salpare e dove attraccare.

Ebbene, tante volte non è così. Le insidie nascono proprio in culla.

Luca B., la famiglia, gli amici e un senso di solitudine inascoltata

Dall’esterno, è una famiglia come tante quella di Luca del quale manterremo l’anonimato volutamente.

Luca ha voluto raccontare la sua esperienza a noi e lo abbiamo ascoltato, per tutti.

Il suo sfogo è un po’ per sé stesso, ma anche perché la sua storia sia di esempio. Il messaggio è: non voltatevi dall’altra parte se un vicino di casa vive con problemi, se soffre. Aiutate o fate aiutare. Spesso, non si parla per vergogna o perché si pensa di non essere sufficientemente compresi. La solitudine non è una bella compagnia se fa male e se non è una scelta.

La mamma di Luca ha dei problemi con sé stessa: è infelice all’interno di una famiglia che la costringe a guardare una realtà che non accetta. Ha un marito con problemi fisici e, come se non bastasse anche Luca è problematico: ha qualche difetto fisico, una malattia degenerativa che purtroppo non conosce cure, ma soprattutto è cresciuto fragile dentro. Le cause della sua debolezza? La famiglia non lo ha sicuramente aiutato, anzi la vera debolezza è cresciuta dentro quella casa. La madre lo ha sempre umiliato, ferito dentro e “castrato”.

Difficile stabilire chi sia la vittima e chi il carnefice. Ma è Luca che si espone nel suo dolore.

Per Luca, i suoi primi carnefici sono all’interno della sua famiglia. Una madre che urla troppo, un rapporto difficile dove non c’è comunicazione, ma tanta sofferenza, disistima e non amore. Luca pensa seriamente di essere odiato dalla madre.

Luca oggi ha 40 anni. Non è più un ragazzino, ma neanche tanto vecchio da poter sperare in una pensione. Potrebbe anche avere una famiglia sua così da uscire fuori da quella casa prigione, ma anche le ragazze che ha avuto finora non lo hanno amato. Alla fine lo hanno preferito “a uno con l’auto”, racconta. Sì, perché lui la patente non la può prendere a causa di problemi con la vista.

È un giovane uomo che ora a causa della pandemia è pure disoccupato. Vive all’interno di una famiglia in cui il disagio è sulla soglia ogni giorno. Il disagio bussa e gli viene aperto l’uscio, provoca mormorii, offese, deliri, in una famiglia che potrebbe essere come tante. Fuori. Dentro invece è l’inferno.

Questa situazione familiare ha portato Luca a confrontarsi male anche con l’altra gente. Incapace di difendersi, ha subito ogni forma di bullismo da parte di amici ed ex colleghi che gli hanno fatto di tutto. Sì, proprio di tutto!

Ma Luca lo sa. Conosce il bullismo sin da quando era piccolo, sin da quando è nato: un fisico gracile che ha permesso ai compagni di classe di compiere gesti pesanti e di dire parole offensive. Così, ha visto la sua cartella volare, ha subito le botte. Era talmente fragile che tutti potevano approfittarsi di lui. Tutto ciò gli ha impedito di avere un diploma, di conseguenza, un buon lavoro. La scuola l’ha finita con difficoltà.

Se la scuola è stata una tragedia, il mondo del lavoro si è rivelato un gioco al massacro.

Anche qui i colleghi si sono approfittati di lui. E, come abbiamo anticipato sopra, gli episodi di bullismo sono stati feroci: dall’urina, ai peti in faccia.

Gli amici non sono stati una buona compagnia. Per fortuna lui è riuscito a stare fuori dai guai, ma il pericolo è stato fin troppo presente nella sua vita: droga, alcol e qualche piccolo problema con la legge; non lui, ma gli amici sì.

Una madre totalmente assente che lo ha abbandonato a sé stesso e che, al momento buono, lo ha bullizzato, denigrando e togliendogli l’autostima.

Il papà di Luca non sta bene. Questa situazione ha sicuramente influito sulla psiche della mamma che si è vista farsi carico di due “disabili”. La debolezza in una madre non trova scusanti soprattutto se questa poi genera problematiche a chi è ancora indifeso e in fase di crescita: un figlio.

Luca ora ha perso il lavoro. La sua angoscia è che deve vivere in quella casa per 24 ore al giorno. Il lavoro, con tutti i suoi problemi, lo portava fuori da quelle quattro mura. Il rapporto così tossico e distruttivo con la madre lo tormenta da quando era piccolo. Vorrebbe starle lontano, ma non può. Ogni giorno è uno stillicidio di frasi, offese che minano l’autostima di Luca.

L’instabilità emotiva della mamma di Luca lo distrugge: lei velocemente passa da vittima a vipera virulenta con conseguenze immaginabili. È come se volesse il figlio morto o forse inconsciamente lo desidera. La sua giornata passa a urlare contro suo figlio, Luca.

Le sue ragazze lo lasciano, si sposano. Lui resta solo. Ma è un solitudine inascoltata la sua. Ha provato a fare amicizia virtualmente, ma anche lì non è riuscito a farsi capire. Tutto è troppo superficiale, nessuno si mette ad ascoltare. Un padre assente, preso dai suoi problemi.

Luca ha fatto terapia presso uno psicologo, ma i problemi sono rimasti: nessun nodo si è sciolto.

La sua realtà resta ancora quella di una famiglia dove ha paura di restare, ma da dove non può scappare. Una madre che non lo ama. Un figlio che non prova amore e senso di sicurezza.

Essere madri significa responsabilità, non si può distruggere la vita di un figlio per superficialità.

Per fortuna, Luca non si è mai drogato né ha mai bevuto. Ha una sola debolezza: la cioccolata.

E forse è così che immaginava la sua vita: come una cioccolata. In fin dei conti, la felicità è condensata in una semplice barretta da gustare in tranquillità. Quella serenità che a Luca manca e che ricerca proprio in un dolcissimo quadrato di cioccolata.

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