Investimento mortale a Crotone: condanna a un anno e quattro mesi per l’automobilista

Giustizia per Antonio Leonardo
Giustizia per Antonio Leonardo

Pensionato ucciso a Crotone: condannato l’automobilista per omicidio stradale

Dopo quasi due anni dalla tragica morte di Antonio Leonardo, un pensionato di 83 anni originario di Cologno Monzese (Milano), investito e ucciso il 21 agosto 2021 mentre attraversava la strada a piedi a Crotone, finalmente è stata pronunciata una sentenza presso il tribunale della città calabrese. L’automobilista responsabile dell’incidente è un uomo di 46 anni, originario di Crotone, considerato l’unico responsabile dalla Procura per l’omicidio stradale.

La vittima, ex operaio della Magneti Marelli, aveva mantenuto legami stretti con la sua città natale, dove aveva vissuto per molti anni ed era molto conosciuto anche per aver gestito un noto negozio di abbigliamento chiamato Casa del Risparmi. Ogni estate, tornava a Crotone per trascorrere qualche settimana di vacanza. La sera del 21 agosto, proprio il giorno dopo aver compiuto 83 anni, Leonardo stava attraversando a piedi via Miscello Da Ripe, una strada urbana con un limite di velocità di 50 km/h, per raggiungere “piazzale Nettuno” dall’altro lato della strada. Anche se non si trovava sulle strisce pedonali, questo dettaglio non è risultato rilevante, in quanto non c’erano attraversamenti pedonali entro un raggio di cento metri, come confermato anche dall’ingegnere Luigi Lopez, consulente tecnico incaricato dal pubblico ministero della Procura di Crotone.

I familiari della vittima si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., una società specializzata nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, per ottenere assistenza legale e giustizia. Come consulente tecnico di parte, hanno avuto a disposizione l’ingegnere Stefano Romano, che ha contribuito all’analisi delle perizie. Secondo quanto accertato dal consulente tecnico d’ufficio, il pedone si trovava nella fase finale dell’attraversamento, procedendo da sinistra verso destra della carreggiata. In quel momento è stato investito dalla Toyota Auris guidata dall’imputato, che stava viaggiando a una velocità di 52 km/h. L’automobilista ha ammesso di non aver visto il pensionato e non ha effettuato alcuna manovra d’emergenza, come confermato dalla mancanza di segni di frenata prima dell’impatto. Nonostante la strada fosse rettilinea e ben illuminata, l’automobilista non è riuscito ad evitare l’investimento nonostante avesse abbastanza visibilità e spazio per farlo.

L’incidente è stato devastante: secondo quanto ricostruito, Leonardo è stato colpito sulla gamba destra, riportando una frattura della tibia. È stato poi sbalzato sul cofano dell’auto, colpendo violentemente il parabrezza, per poi essere sbalzato sull’asfalto dal lato destro del veicolo. A causa dei gravi traumi subiti, le sue condizioni sono apparse subito critiche. È stato richiamato un elisoccorso che lo ha trasportato all’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, ma purtroppo i suoi politraumi erano troppo gravi e il pensionato è spirato poche ore dopo il ricovero.

La perizia del consulente tecnico d’ufficio ha concluso che l’automobilista aveva tutte le condizioni necessarie per riconoscere il pericolo e fermare il veicolo alla velocità a cui stava viaggiando, evitando così l’impatto con il pedone. Tuttavia, non si è reso conto in tempo del pericolo rappresentato dal pensionato durante l’attraversamento, nonostante quest’ultimo fosse ben visibile da una distanza che avrebbe permesso un’adeguata guida priva di negligenza, imprudenza e imperizia. Le cause dell’incidente sono state attribuite alla condotta negligente e imprudente del conducente.

La dottoressa Ines Bellesi della Procura di Crotone ha quindi richiesto il rinvio a giudizio dell’automobilista, accusandolo di aver causato la morte di Leonardo a causa della sua negligenza e imprudenza, nonché della violazione delle norme sulla circolazione stradale. La richiesta del pubblico ministero è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari, che ha rinviato il quarantaseienne a giudizio. Durante il processo, l’imputato ha scelto di affrontare le accuse senza ricorrere a riti alternativi. Alla fine di varie udienze, il giudice Marchetto ha emesso la sentenza di condanna a un anno e quattro mesi di reclusione. Sebbene la figlia Alessandra e i nipoti abbiano già ricevuto un risarcimento dalla compagnia assicurativa dell’automobilista attraverso Studio3A, aspettavano anche una risposta nel processo penale per ottenere una forma di giustizia per il padre e il nonno. Nonostante i limiti della legge italiana, questa risposta è finalmente arrivata, consentendo loro di chiudere almeno la parte giudiziaria di una ferita che rimarrà sempre aperta.

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