Dopo 30 anni di latitanza arrestato Matteo Messina Denaro

Matteo Messina Denaro
Matteo Messina Denaro

Il boss di Cosa Nostra catturato durante una seduta di chemioterapia sotto falso nome

Il 16 gennaio 2023 sarà una data che rimarrà impressa nella storia: in questo giorno è avvenuto l’arresto del temuto boss Matteo Messina Denaro. Dopo una latitanza durata ben 30 anni, durante i quali ha condotto una vita incredibilmente normale, finalmente, grazie agli sforzi delle forze dell’ordine, il numero 1 di Cosa Nostra è stato catturato dopo un lungo periodo di indagini.

L’operazione di arresto è stata condotta dai Carabinieri del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale) con la collaborazione del GIS (Gruppo di Intervento Speciale) in Via Domenico Lo Faso, un vicolo situato nei pressi della clinica privata La Maddalena a Palermo, nel quartiere San Lorenzo. Il boss si trovava lì per sottoporsi a una seduta di chemioterapia utilizzando un falso nome, Andrea Bonafede. Al momento dell’arresto, Messina Denaro non ha opposto resistenza e ha confermato la sua identità.

Nell’operazione è stato arrestato anche l’autista Giovanni Luppino, accusato di favoreggiamento. Decine di pazienti e familiari presenti nella clinica hanno accolto l’arresto del superlatitante con grida di incoraggiamento e applausi rivolti ai Carabinieri del ROS.

Immediatamente dopo l’arresto, Messina Denaro è stato trasferito con un volo militare all’aeroporto di Pescara e successivamente nella casa circondariale dell’Aquila, dove sarà sottoposto al regime carcerario previsto dall’articolo 41-bis, riservato ai detenuti di particolare pericolosità. La scelta di questa struttura penitenziaria è stata motivata dalla presenza di una sala di medicina oncologica, dove il boss potrà continuare le cure necessarie, e dalla vicinanza con Roma. Questa casa circondariale è nota per essere ad alta sicurezza ed ha ospitato in passato personaggi di spicco. Non è escluso che per la notte il boss sia stato trattenuto altrove, come in una caserma o in uno dei penitenziari della zona.

La cattura del capomafia di Castelvetrano (Tp) è stata il risultato di un’inchiesta coordinata dal procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, e dal procuratore aggiunto Paolo Guido. “Mi chiamo Matteo Messina Denaro”, ha dichiarato con arroganza al carabiniere del Ros che stava per arrestarlo. In questo modo si è conclusa la latitanza di trent’anni del padrino di Castelvetrano, che è stato arrestato alle 8.20 mentre si apprestava a iniziare una seduta di chemioterapia presso la rinomata clinica Maddalena di Palermo.

Non si può parlare di una vera e propria fuga, dato che decine di uomini del Ros, armati e con il volto coperto, avevano circondato la struttura sanitaria. I pazienti, costretti ad aspettare fuori per diverse ore, si sono resi conto solo in seguito di quanto stava accadendo e hanno applaudito i militari, mostrando loro gratitudine. La stessa scena si è ripetuta fuori dalla caserma Dalla Chiesa, sede della Legione, dove nel pomeriggio si è tenuta una conferenza stampa alla presenza del procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Paolo Guido, del generale del Ros Pasquale Angelosanto e del comandante palermitano del Raggruppamento Speciale Lucio Arcidiacono.

L’arresto di Matteo Messina Denaro rappresenta una pietra miliare nella lotta contro la criminalità organizzata in Italia. La sua cattura è frutto di anni di impegno da parte delle forze dell’ordine, che hanno dimostrato determinazione e professionalità nel perseguire i responsabili di gravi reati. Ora inizia una nuova fase, in cui si spera di poter svelare ulteriori segreti e smantellare definitivamente le reti criminali che Messina Denaro rappresentava.