Naufragio in Calabria: testimonianza di un sopravvissuto

Cimitero, barche, Migranti, sbarchi (foto archivio)
Cimitero, barche, Migranti, sbarchi (foto archivio)

La vicenda del naufragio avvenuto davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro in Calabria, nel quale hanno perso la vita almeno 94 persone, continua a far discutere. Uno dei sopravvissuti, l’iraniano Rezappourmoghaddam Motjabu, ha testimoniato di fronte ai giudici di Crotone durante l’incidente probatorio nell’inchiesta a carico dei presunti scafisti.

Motjabu ha raccontato come gli scafisti avessero girato dei video promozionali durante la traversata, chiedendo ai migranti di inneggiare al presunto organizzatore della traversata, il trafficante che aveva una sorta di ‘agenzia viaggi’ in Turchia. Questi video sono stati acquisiti dalla Procura della Repubblica.

Secondo il racconto del sopravvissuto, durante la traversata la barca è stata colpita da una forte tempesta, che ha reso la situazione estremamente pericolosa. Nonostante ciò, quando i migranti hanno chiesto di chiamare la Polizia, gli scafisti hanno negato la richiesta e hanno invece deciso di riportare la barca in Turchia.

Il naufragio è stato provocato dalla collisione con una secca, contro cui la barca è finita. Motjabu, che si trovava proprio nel punto dell’impatto, ha visto l’acqua entrare nella barca e ha sentito le urla delle donne e dei bambini che si trovavano a bordo. Nonostante il pericolo, gli scafisti non hanno permesso a tutti i migranti di salire in coperta, creando una situazione di caos e panico.

Motjabu è riuscito a salvarsi aggrappandosi ad un pezzo di legno, ma ha visto molti altri migranti morire annegati. Quando è stato catapultato sulla spiaggia, ha visto solo tre delle persone che stavano nella cabina con i capitani, mentre i due capitani erano già morti o fuggiti.

Durante la sua testimonianza, Motjabu ha anche indicato i ruoli che i presunti scafisti avrebbero avuto sulla barca, dai comandanti ai due pakistani indagati che “hanno dormito con noi nelle case abbandonate di Instanbul prima della partenza verso Izmir”. Inoltre, ha descritto Sami Fuat come “uno che non dava ordini ma era evidente che si trattava di una persona importante”.

Il sopravvissuto ha concluso la sua testimonianza chiedendo ai presunti scafisti come potessero dormire tranquillamente sapendo di aver causato la morte di donne e bambini innocenti. La prossima udienza dell’incidente probatorio è in programma il 26 aprile prossimo.

Il naufragio avvenuto davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro è solo uno dei tanti tragici episodi che si verificano lungo le rotte migratorie del Mediterraneo. Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), dal 2014 ad oggi sono stati registrati oltre 20.000 morti in mare Mediterraneo, di cui la maggior parte sono migranti che cercavano di raggiungere l’Europa. Le cause di queste tragedie sono molteplici e includono la mancanza di alternative sicure per i migranti, la mancanza di regolamentazione delle rotte migratorie e la presenza di trafficanti senza scrupoli che approfittano della disperazione delle persone per trarre profitto.