Poliziotto arrestato a Crotone: aiutò boss a scappare

Questura, Volante, Polizia
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Il poliziotto, sovraintendente capo della Polizia di Stato di Crotone, Massimiliano Allevato è stato tratto in arresto con l’accusa è di concorso esterno con la ‘ndrangheta e rivelazione di atti coperti dal segreto d’ufficio.

La chat segreta sui social

Tra il 19 e il 20 dicembre 2018, la Polizia avrebbe dovuto arrestare il boss Rocco Devona, della cosca Megna di Papanice.

Invece, il boss era riuscito a scappare grazie a un messaggio su Telegram.

Allevato era riuscito ad avvisarlo poche ore prima del blitz nell’operazione “Tisifone“.

Dalla ricostruzione delle chat, è risultato che il poliziotto e il boss erano in contatto da tempo. La conversazione, effettuata con nomi di fantasia, avveniva in modalità segreta che consente di distruggere i messaggi.

Il boss conosceva i movimenti dei magistrati e le informazioni su altri componenti grazie alla fuga di notizie fornite dal poliziotto. Il linguaggio in codice usato era facilmente riconducibile a indagini e dettagli legati a atti interni d’ufficio.

Devona era a conoscenza di essere uno dei soggetti che la DDA di Catanzaro avrebbe voluto arrestare. Il poliziotto spia lo aveva avvisato già sei mesi prima del blitz.

Il pentito Bonaventura fece il nome del poliziotto

Il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura, esponente della cosca Vrenna/Bonaventura, aveva già fatto il nome di Allevato nell’aprile del 2016.

All’epoca, il pentito aveva riferito che il poliziotto prendeva soldi in cambio di notizie e ammise di averlo conosciuto durante un posto di blocco, tramite un cugino.

Le informazioni trafugate da Allevato erano già fornite agli inizi del 2000 e riguardavano anche altri boss e componenti della ‘ndrangheta crotonese.

L’arresto e le accuse

Allevato ha ammesso di essersi fatto prestare soldi da Devona. Il GIP, Carlo Paris, conferma i pericoli di inquinamento probatorio e di recidiva.

“La sua disponibilità ad agevolare le cosche di ‘ndrangheta operanti nel crotonese perdura da circa un ventennio e attraverso forme resesi sempre più sofisticate”.

L’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita su richiesta del gip.

Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e i sostituti procuratori Paolo Sirleo e Domenico Guarascio hanno coordinato le indagini.

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