Il caso del ristorante di Montepaone: quando la rabbia del gestore sfida la legge sulla privacy

Ristorante, bar, volti oscurati per privacy (immagine generica archivio Calabria Magnifica)
Ristorante, bar, volti oscurati per privacy (immagine generica archivio Calabria Magnifica)

Privacy e ristorazione: un ristorante di Montepaone mette in discussione la condivisione di immagini da videosorveglianza

Nella pittoresca Montepaone, in provincia di Catanzaro, Calabria, un evento apparentemente ordinario ha sollevato una questione legale che solleva interrogativi sul confine tra far rispettare le leggi commerciali e la protezione della privacy individuale. Una coppia di clienti, che sia intenzionalmente o per pura distrazione, ha lasciato un ristorante senza saldare il conto. Il proprietario del locale ha scelto di reagire in maniera tutt’altro che convenzionale.

Il giorno successivo all’incidente, ovvero oggi, il proprietario del ristorante ha pubblicato sui social media una foto dei due clienti “distratti”, catturata dalle telecamere di sicurezza, accompagnata da una lunga didascalia che esprimeva il suo dispiacere per l’accaduto e il suo desiderio di risolvere la questione in modo pacifico.

L’azione del gestore ha immediatamente sollevato interrogativi sulla legalità di tale comportamento. Molti si sono chiesti se fosse lecito estrarre frame da un sistema di videosorveglianza e diffonderli pubblicamente a proprio piacimento.

Le immagini catturate dai sistemi di videosorveglianza rientrano nella categoria dei dati personali e sono protette dalla legge sulla privacy. Secondo il Codice in Materia di Dati Personali, è vietato pubblicare o diffondere video o registrazioni audio senza il consenso delle persone coinvolte, poiché ciò costituisce una violazione del diritto alla privacy. Questa regola si applica a tutti, anche a chi compie azioni disoneste come non pagare il conto in un ristorante.

Esistono alcune eccezioni a questa regola. Ad esempio, la legge ammette la pubblicazione di immagini o registrazioni in casi di interesse pubblico o quando coinvolgono personaggi famosi o figure pubbliche in eventi di notevole rilevanza. Tuttavia, il caso in questione non sembra rientrare in nessuna di queste circostanze.

La condivisione su piattaforme social di immagini non autorizzate da un sistema di videosorveglianza costituisce quindi una doppia violazione della legge: una violazione della privacy delle persone coinvolte e un atto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni.

La legge non giustifica la pubblicazione non autorizzata di immagini per fare pressione su individui che potrebbero aver dimenticato di pagare il conto.

Il caso del ristorante a Montepaone ci ricorda l’importanza del rispetto della legge sulla privacy e delle norme che regolamentano la diffusione dei dati personali, anche in situazioni in cui si potrebbe sentirsi legittimati a farlo per “punire” chi ha commesso un’ingiustizia. L’uso responsabile delle informazioni e dei dati personali è fondamentale per preservare la privacy delle persone e garantire che le controversie siano risolte nel rispetto delle leggi vigenti.

In conclusione, sebbene sia comprensibile la frustrazione dei gestori di ristoranti e locali quando i clienti dimenticano di pagare il conto, la soluzione a questo problema non può ignorare la legge sulla privacy. La condivisione di immagini dalle telecamere di videosorveglianza deve essere eseguita con il massimo rispetto della privacy delle persone coinvolte. Nel caso in cui ci siano questioni in sospeso con i clienti, è sempre preferibile cercare soluzioni legali e civili anziché adottare azioni discutibili che potrebbero comportare conseguenze legali negative.

Nota editoriale

Con l’articolo, non ho inteso intaccare la suscettibilità dei proprietari del ristorante, che stimo e apprezzo per la loro dedizione al lavoro. Desidero esprimere la mia solidarietà per il danno subito a causa dell’incidente e comprendo la loro rabbia. Entrare in un locale, approfittare della confusione e andarsene senza pagare è un comportamento che va condannato in maniera inequivocabile. Continueremo a sostenere la loro attività, ma l’obiettivo dell’articolo non era tanto quello di parlare del fatto già di per sé condannabile. Era invece quello di affrontare il delicato tema della privacy, che secondo me in queste circostanze non dovrebbe esistere. Purtroppo, in Italia, la legge sembra tutelare chi delinque, anziché chi lavora onestamente

Ultimo aggiornamento ore 17:40 del 10/10/2023