Sequestrati beni per oltre 600.000 euro a imprenditore calabrese

Guardia di Finanza
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Dopo un’approfondita indagine economico-patrimoniale, sono stati sequestrati beni tra Siena e provincia, tra cui immobili, terreni e disponibilità finanziarie

Un’importante operazione congiunta tra la Guardia di Finanza (GDF) e la Polizia di Stato di Siena ha portato al sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 600.000 euro appartenenti a un imprenditore calabrese, ritenuto “prestanome” per conto della cosca di ‘ndrangheta reggina, la famiglia Tegano-De Stefano. L’operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria e sotto la supervisione della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), ha preso piede dopo una serie di approfondimenti economico-patrimoniali.

Un imprenditore sotto il mirino della DDA

Il protagonista di questa vicenda è un imprenditore calabrese che, dal 2011, è stato monitorato dalle forze dell’ordine per la sua vicinanza alla criminalità organizzata. In particolare, è emerso che l’uomo fosse strettamente legato alla cosca Tegano-De Stefano, operante principalmente a Reggio Calabria, ma con interessi anche in altre regioni italiane. La sua attività imprenditoriale nel settore edile aveva permesso alla cosca di nascondere e riciclare fondi illeciti, utilizzando fittizie intestazioni societarie e contratti fasulli.

Il “prestanome” aveva infatti stipulato contratti di affitto d’azienda e falsamente intestato a terzi la proprietà di attività commerciali nel settore delle costruzioni e dei servizi. Queste operazioni miravano a mascherare il vero proprietario, un membro di spicco della cosca, che in realtà controllava l’intera attività.

L’attività investigativa e il sequestro dei beni

Le indagini, condotte dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Firenze e Reggio Calabria, insieme alla Squadra Mobile di Siena, hanno ricostruito un patrimonio sproporzionato rispetto ai redditi leciti dichiarati dall’imprenditore. Secondo il Tribunale di Reggio Calabria, la differenza tra il patrimonio accumulato e i redditi dichiarati non poteva essere giustificata da entrate legittime, ma piuttosto da utili provenienti da attività criminose. Pertanto, il tribunale ha disposto il sequestro di beni per un valore di circa 600.000 euro.

Il patrimonio sequestrato si trova tra le province di Siena e Sovicille, e include una villa con pertinenze, terreni, un locale adibito a garage, un bed & breakfast e conti correnti bancari. I beni sono stati affidati a un amministratore giudiziario, che ne gestirà la gestione in attesa di ulteriori sviluppi legali.

Il contrasto alla criminalità organizzata

Questa operazione si inserisce in un più ampio contesto di contrasto alle mafie, finalizzato a colpire i patrimoni accumulati illecitamente dalle organizzazioni criminali. L’azione di sequestrare i beni dei “prestanome” e dei membri delle cosche ha l’obiettivo di indebolire economicamente le mafie, estromettendole dal circuito economico legale e tutelando la sana imprenditoria.

Le indagini proseguiranno, e le evidenze raccolte saranno sottoposte al vaglio del giudice della prevenzione. Va ricordato che, come stabilito dalla normativa, la responsabilità penale può essere accertata solo attraverso una decisione definitiva del tribunale.

Un impegno costante nella lotta contro le mafie

L’operazione in corso conferma la determinazione delle forze dell’ordine nel combattere la criminalità organizzata attraverso il sequestro dei beni, al fine di sottrarre alle mafie le risorse economiche che alimentano le loro attività illecite. L’iniziativa mira a restituire risorse all’economia legale e a garantire il rispetto delle regole, in difesa delle imprese sane e del mercato.

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